Da oggi anche Bing inizierà a raccogliere richieste per rimuovere dai risultati offerti dalle sue ricerche, effettuate da residenti europei, alcuni link ritenuti in violazione del cosiddetto “diritto all’oblio”. Con questo termine si intende, in generale, quella delicata applicazione del diritto alla privacy che riconosce il diritto a veder “dimenticati” alcuni episodi che secondo il diretto interessato dovrebbero rimanere sepolti nel passato: un pericoloso equilibrio tra diritto alla cronaca e quello alla privacy .
Nonostante i dubbi su tale applicazione del diritto, Google ha iniziato a giugno a rimuovere alcuni risultati da quelli offerti dal suo motore di ricerca, in seguito la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha stabilito l’ obbligo da parte del search di raccogliere segnalazioni da parte dei cittadini e di provvedere alla rimozione di alcuni link che li riguardano .
Come Google, dunque, anche un motore di ricerca di nicchia (detiene meno del 3 per cento del market share) come Bing deve rispettare la decisione del Vecchio Continente: per questo ora ha deciso di dotarsi di uno strumento ad hoc per accogliere le richieste di rimozione degli utenti europei e provvedere attraverso di esso alla valutazione di ogni singola situazione.
Microsoft chiede di fornire le informazioni necessarie a valutare caso per caso (fermo restando che si riserva la possibilità di ricorrere ad altre fonti) e permette di selezionare diversi motivi in base ai quali un utente può chiedere la rimozione di un contenuto: parla del caso di un’informazione “inaccurata o falsa”, “incompleta o inadeguata”, “superata o non più rilevante”, “eccessiva o altrimenti inappropriata”.
Le autorità europee, d’altra parte, non sembrano soddisfatte delle misure simili già adottate da Google tanto da voler invitare Mountain View, ed ora Microsoft, a discutere ancora del diritto all’oblio per trovare il modo per affrontare adeguatamente la questione.
Claudio Tamburrino