Il Garante per la protezione dei dati personali ha ordinato a Google di rimuovere dai risultati del motore di ricerca l’URL di un sito, sul quale sono state pubblicate informazioni lesive della reputazione di un imprenditore. Quest’ultimo aveva esercitato il diritto all’oblio, ma l’azienda di Mountain View ha respinto la richiesta.
Google deve cancellare l’indirizzo web
Un imprenditore italiano, che opera a livello internazionale come presidente di un fondo di investimento privato, ha scoperto un sito web con URL che contiene i suoi dati (nome e cognome). Qualcuno ha creato il sito utilizzando anche una foto e un indirizzo email, dal quale si deduce che l’imprenditore appartiene ad un’organizzazione criminale. All’interno del sito c’erano inoltre link a documenti relativi a false vicende giudiziarie.
Dopo aver presentato una denuncia presso un tribunale russo, l’imprenditore ha ottenuto la deindicizzazione del sito, ma Google ha effettuato l’operazione solo sui server operanti in Russia. Per questo motivo ha inoltrato un reclamo al Garante della privacy in Italia.
L’azienda di Mountain View ha ritenuto inammissibile la richiesta, in quanto “basato sulla tutela della reputazione, dell’onore e dell’immagine del reclamante, non sulla tutela dei suoi dati personali“. Secondo Google si tratta di un reato di diffamazione, non una violazione del diritto all’oblio.
Il Garante della privacy ha accolto le ragioni dell’imprenditore, precisando che Google non aveva considerato le numerose violazioni della normativa da parte degli autori del sito, tra cui la mancanza di informativa e dei riferimenti dei titolari. Pertanto, l’autorità ha ordinato la rimozione dell’URL dai risultati del motore di ricerca entro 20 giorni dal provvedimento.