Il dieci per cento dei dischi a stato solido installati nei computer portatili di un grosso nome dell’industria IT sarebbe tornato indietro per non meglio precisati malfunzionamenti. Ma c’è di peggio: in alcuni casi si toccano punte del 20 o 30 per cento di unità difettose , e si parla anche di prestazioni insufficienti. Un brutto biglietto da visita per i SSD , che tutti gli analisti davano come il cavallo vincente nella corsa alla mobilità del 2008.
A dirlo è una ricerca condotta da Avian Securities , illustrata alla stampa dal managing director Avi Cohen: secondo quanto affermato, i dischi a stato solido avrebbero un rischio rottura “più alto di un ordine di grandezza” rispetto agli hard disk tradizionali. Solo l’uno o il due per cento dei dischi magnetici andrebbe soggetto a rotture o malfunzionamenti, contro un più significativo 10 o 20 per cento del totale dei dischi a stato solido installati nei notebook.
Per raggiungere il 30 per cento di dischi spediti in assistenza occorre poi aggiungere tutti quei clienti insoddisfatti delle prestazioni offerte: nonostante per aggiudicarsi un laptop con disco SSD ci vogliano centinaia di euro in più rispetto al prezzo base, in settori quali il video streaming le prestazioni non sono all’altezza dei vecchi dischi magnetici. Ma a fare le spese di queste prestazioni insufficienti sono anche applicazioni più comuni, come Outlook : “Un disco SSD può essere più lento di uno tradizionale su questo tipo di programmi”, conferma Dell.
Se i dischi a stato solido non fossero in grado di offrire né prestazioni né affidabilità superiori, il loro arrivo in massa sul mercato potrebbe venire ulteriormente ritardato: per offrire un miglior prezzo per gigabyte (al momento fermo sui 3 dollari per mille mega) è indispensabile che le aziende che producono memorie flash inizino a sfornarne in quantità tali da garantirsi un’economia di scala vantaggiosa . I dischi SSD per i notebook sembravano la carta vincente, ma i numeri attuali non confermano le promesse.
Per ribaltare questa situazione, i produttori si accingono a rilasciare una “nuova generazione” di dispositivi: Samsung, che al momento è il più importante fornitore di Dell e Apple, ha già pronte unità da 128 e 256 gigabyte , equipaggiate con chip multi-level cell (MLC) velocissimi e algoritmi di scrittura casuale che dovrebbero garantire nuovi livelli di affidabilità.
Al lavoro sulle prestazioni c’è pure Intel , come precisato dal marketing manager per le memorie NAND Troy Winslow: “La vera sfida è costituita dalla capacità di gestire i problemi legati all’affidabilità, per prevenire la perdita dei dati, senza abbassare le prestazioni dell’unità”. La sua azienda, sostiene Winslow, pone al primo posto proprio questa sfida: “L’affidabilità sarà la vera differenza tra i diversi produttori di SSD”.
Luca Annunziata