Si tratta di risultati statistici che farebbero venire i brividi ai grandi signori del diritto d’autore, soprattutto quelli convinti che i fondamenti della cosiddetta dottrina Sarkozy rappresentino la panacea a tutti i mali arrecati all’industria da certe attività di condivisione dei contenuti.
Secondo un sondaggio effettuato per conto del provider britannico BE Broadband , il 47 per cento dei netizen d’Albione – almeno di quelli intervistati a partire da un campione di 354 abbonati – continuerà ad usare imperterrito le attuali tecnologie software per lo scambio online dei contenuti audiovisivi .
O, meglio, continuerà ad usare queste stesse tecnologie con le dovute precauzioni, che si tratti di reti VPN o server proxy . L’86 per cento del campione ha comunque dichiarato di essere pienamente consapevole dell’adozione del famigerato Digital Economy Act (DEA), la legge britannica che dovrebbe effettuare un aggressivo giro di vite sul P2P.
Il 32 per cento degli utenti intervistati da BE Broadband ha sottolineato come le proprie abitudini di scaricamento illecito siano destinate a rimanere immutate. Solo l’1 per cento del campione ha mostrato l’intenzione di smettere del tutto con i download selvaggi .
Risultati ovviamente da prendere con le pinze, che comunque stridono con altri sondaggi commissionati ad esempio in terra francese. Il quotidiano locale La Tribune aveva parlato di un 53 per cento degli intervistati che ha rinunciato con certe pratiche selvagge legate alla condivisione di brani o film su Internet . Che gli inglesi siano più impavidi?
Mauro Vecchio