Disinformazione: nuove regole UE per le Big Tech

Disinformazione: nuove regole UE per le Big Tech

Il nuovo codice di buone pratiche include impegni e misure che i firmatari dovranno attuare per combattere la diffusione online delle fake news.
Disinformazione: nuove regole UE per le Big Tech
Il nuovo codice di buone pratiche include impegni e misure che i firmatari dovranno attuare per combattere la diffusione online delle fake news.

Come anticipato ieri, la Commissione europea ha annunciato la pubblicazione del nuovo codice di buone pratiche sulla disinformazione, aggiornamento della versione originale del 2018. Si tratta di una serie di regole che le piattaforme online si impegnano a rispettare per contrastare la diffusione delle fake news. Tra i firmatari si nota l’assenza di Telegram, servizio molto utilizzato dalla propaganda russa.

Lotta alle notizie false

Insieme alla legge sui servizi digitali e alla futura legislazione relativa alla trasparenza e al targeting della pubblicità politica, il nuovo codice di buone pratiche forma un elemento essenziale del pacchetto di strumenti della Commissione per combattere la diffusione delle notizie false nell’Unione europea. L’obiettivo del codice rafforzato è migliorare la versione precedente introducendo impegni più rigorosi, tra cui:

  • ampliare la partecipazione, coinvolgendo anche attori diversi dalle grandi piattaforme
  • ridurre gli incentivi finanziari per chi diffonde disinformazione, facendo in modo che i responsabili non beneficino di introiti pubblicitari
  • puntare l’attenzione anche sui nuovi comportamenti manipolativi (account fasulli, bot o deep fake che diffondono disinformazione)
  • dotare gli utenti di strumenti migliori per riconoscere, comprendere e segnalare la disinformazione
  • dare impulso alla verifica dei fatti in tutti i paesi e in tutte le lingue dell’UE, garantendo che il lavoro svolto dai verificatori dei fatti sia remunerato adeguatamente
  • garantire la trasparenza della pubblicità politica, consentendo agli utenti di riconoscere facilmente gli annunci di natura politica grazie a indicazioni più chiare e a informazioni riguardo agli sponsor, all’entità della spesa e al periodo di visualizzazione
  • rafforzare il sostegno ai ricercatori, offrendo loro un migliore accesso ai dati delle piattaforme
  • valutare l’impatto del codice stesso attraverso un solido quadro di monitoraggio e relazioni periodiche delle piattaforme in merito alle modalità di attuazione dei loro impegni
  • istituire un centro per la trasparenza e una task force che forniscano una panoramica agevole e trasparente dell’attuazione del codice

Tra i firmatari ci sono Adobe, Google, Meta, Microsoft, TikTok, Twitter e Twitch. Le aziende hanno sei mesi per attuare i 44 impegni e le 128 misure del codice. All’inizio del 2023 dovranno presentare alla Commissione le prime relazioni di attuazione. Se le regole non verranno rispettate, i firmatari rischiano sanzioni fino al 6% delle entrate globali, come in caso di violazione del Digital Services Act.

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Pubblicato il
16 giu 2022
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