Ieri è giunta la conferma dell’ennesimo aumento dei prezzi per gli abbonamenti, oggi quella relativa alla data scelta da Disney+ per fermare le password condivise. In entrambi i casi, l’obiettivo è lo stesso: monetizzare il più possibile l’attività della piattaforma, spingendo chi oggi utilizza un account altrui a sottoscrivere un nuovo abbonamento o comunque a mettere mano al portafogli per continuare a farlo.
Disney+ e la lotta alle password condivise
Per la precisione, si tratta dell’ultimo step di un’iniziativa messa in campo ormai quasi un anno fa e già sottoposta a una fase di test in alcuni paesi a partire da febbraio. Ieri, rivolgendosi agli azionisti, il numero uno Bob Iger ha ribadito quanto già anticipato a fine luglio ovvero che si farà sul serio
dal mese di settembre.
Sostanzialmente, abbiamo bisogno di generare un ritorno più elevato, un margine operativo più alto e un business di maggior successo.
La formula scelta è del tutto simile a quella già sperimentata con successo dal concorrente Netflix con l’introduzione del cosiddetto nucleo domestico. Ai profili riconducibili a persone diverse dal proprietario dell’account è chiesta una spesa extra per continuare ad accedere al catalogo in streaming. Queste le parole del CEO.
Non abbiamo avuto alcuna reazione negativa alle notifiche per la condivisione a pagamento che sono state inviate e al lavoro che abbiamo già svolto.
Ancora non è stato reso noto in via ufficiale il prezzo dell’opzione che Disney+ offrirà da settembre a chi oggi sfrutta gratuitamente le password condivise. Potrebbe essere meno economica di quanto sperato.
Per forzare la mano, il servizio ha dalla sua un catalogo ricco di contenuti, una parte dei quali disponibili in esclusiva (l’intero franchise di Star Wars è solo un esempio). Da verificare fino a quando gli utenti saranno disposti ad accettare rincari e nuovi obblighi come in questo caso.