DJI ha comunicato di aver temporaneamente sospeso le vendite di droni in Russia e Ucraina “alla luce delle attuali ostilità“. Il riferimento è ovviamente alla guerra in Ucraina e alle indiscrezioni sull’utilizzo dei droni a scopo militare. L’azienda cinese ha più volte sottolineato che i suoi prodotti sono realizzati unicamente per uso civile.
DJI interrompe le attività in Russia e Ucraina
A differenza di molte aziende occidentali, DJI ha deciso di continuare le operazioni in Russia. A metà marzo, il Ministro della trasformazione digitale dell’Ucraina (Mykhailo Fedorov) aveva chiesto al produttore cinese di non vendere più i droni in Russia perché i militari li usano per identificare i bersagli dei missili e quindi per uccidere i civili, sfruttando anche la funzionalità Aeroscope.
MediaMarkt ha deciso di eliminare i droni DJI dal suo catalogo, bloccando le vendite online e negli store. Successivamente, il governo ucraino ha limitato l’uso dei droni, in quanto alcuni problemi tecnici potrebbero essere sfruttati per compromettere o sabotare la difesa del paese.
DJI ha negato di supportare attivamente i militari russi, affermando che le accuse sono false. Un portavoce ha dichiarato che la sospensione delle vendite non è stata decisa per appoggiare un paese in particolare, ma solo per difendere i principi dell’azienda. Il comunicato della scorsa settimana sottolinea che i droni non sono progettati per applicazioni militari.
Pertanto, DJI non vende i droni ai militari, non fornisce assistenza post-vendita ai clienti che usano i droni per scopi militari, si oppone fermamente ai tentativi di fissare armi ai droni e si rifiuta di apportare modifiche che permettono l’uso militare dei droni.