Roma – I provider si trovano tra incudine e martello e le sensazioni degli operatori internet ascoltati da Punto Informatico in questi giorni sono tutte legate alla ferrea convinzione che, così com’è, il decreto Urbani rappresenta un enorme ostacolo all’attività degli ISP. Una posizione nota, che corre parallela a quella di moltissimi utenti che stanno protestando, anche attraverso una petizione divenuta assai popolare, chiedendo che il Parlamento bocci il decreto .
Ieri alla Camera l’opposizione ha anche sollevato una questione pregiudiziale con cui si vorrebbe che il decreto sia cassato senza neppure arrivare ad esaminarlo per palese incostituzionalità oltre che per conflitti con le normative vigenti in Italia ed in Europa.
Secondo l’opposizione il decreto non chiarisce contro chi sono rivolte le sanzioni, non stabilisce sanzioni proporzionate, confligge con le direttive UE sul diritto d’autore e discrimina le opere dell’ingegno diverse dai film perché non contemplate nella repressione anti-pirateria. Difficilmente queste valutazioni saranno condivise dalla maggioranza ed anche per questo la questione pregiudiziale non è neppure arrivata ad essere discussa.
Ciò che invece sta emergendo sono le diverse valutazioni che del provvedimento vengono fatte proprio in seno alla maggioranza. Il ministro Giuliano Urbani ha chiesto l’approvazione d’urgenza del decreto, insistendo come noto soprattutto sulla questione dei finanziamenti per il cinema, mentre il ministro alle Comunicazioni Maurizio Gasparri ha già assicurato che il testo sarà modificato prima della sua trasformazione in legge. Una impostazione che fa emergere dissonanze nell’Esecutivo e che probabilmente si riverbererà sull’attività delle Commissioni che esamineranno il provvedimento.
Dal 23 marzo, il decreto è all’esame della Commissione Cultura e la relatrice, Gabriella Carlucci (Forza Italia), ha già espresso la propria intenzione di fare quello che il ministro Urbani, secondo i provider, avrebbe dovuto fare fin dal principio, ovvero ascoltare tutte le parti in causa attraverso una serie di audizioni.
Ieri la Commissione ha iniziato ad esaminare il decreto e la relatrice ha sottolineato che saranno presentati “emendamenti migliorativi del testo” per non ostacolare lo sviluppo della banda larga pur mantenendo una posizione di contrasto alla violazione del diritto d’autore. Le posizioni fin qui espresse dai componenti la Commissione si possono così riassumere:
Antonio Palmieri (Forza Italia) ha aperto a modifiche sebbene ritenga infondate e ingiustificate le critiche, ribadendo comunque che la maggioranza non intende “limitare in alcun modo le libertà degli utenti Internet”;
Giovanna Grignaffini (DS) ha sostenuto l’incostituzionalità del decreto perché incide “in modo indebito” sulle libertà individuali, sottolineandone anche la confusione e la discriminazione indebita tra mondo del cinema e altre opere dell’ingegno;
Guglielmo Rositanti (AN) ha affermato che sul decreto è bene approfondire e che le critiche fin qui espresse non colgono con sufficiente chiarezza i problemi del provvedimento che vanno dunque ulteriormente discussi;
Giuseppe Giulietti (DS) ha auspicato una discussione articolata prima di normare su questioni tanto delicate;
Guglielmo Rositani (AN) ha affermato che coinvolgere gli operatori dei settori interessati porterebbe di certo ad un inasprimento delle misure previste dal Governo;
Titti De Simone (Rifondazione) ha sostenuto la necessità di audizioni a tutto campo sostenendo comunque la contrarietà più completa al provvedimento e alla sua logica, affermando che tende ad avvantaggiare le major colpendo “in modo poliziesco e terroristico” gli utenti del file sharing. A suo dire il decreto contrasta con le norme comunitarie;
Nicola Bono (Sottosegretario) ha annunciato la disponibilità del Governo a modificare la normativa e ad approfondire il dibattito sull’argomento e ha sostenuto comunque la necessità di un provvedimento di questo tipo.
Fonti vicine ai provider e alla Commissione esprimono a Punto Informatico in queste ore la convinzione che il decreto sarà ampiamente modificato , soprattutto per eliminare le incertezze giuridiche che quasi tutti ora riconoscono al provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri.