L’obiettivo è quello di fornire agli utenti l’opportunità di proteggersi dal tracciamento mediato da soluzioni tecnologiche adottate da inserzionisti e siti web; la soluzione, in mancanza di un intervento regolatorio, non può che essere affidata alla buona volontà degli attori della Rete: EFF, per scavalcare l’ostacolo delle difficoltà tecniche e semantiche che hanno determinato lo scarso successo delle iniziative precedenti , ha rilasciato uno nuovo standard do not track, per non offrire facili giustificazione ai soggetti che si dichiarino disposti ad implementarlo.
Soluzioni per contenere il tracciamento erano state adottate negli scorsi anni dai browser a partire da Firefox, passando per Safari e Chrome , con una Microsoft prima tanto zelante da attivare di default i sistemi contro il tracciamento (salvo poi tornare sui propri passi di recente). Queste soluzioni contavano sulla collaborazione dei siti web che si dichiarassero in grado di interpretarle: un buon numero di soggetti, in principio, aveva accettato di aderire volontariamente all’iniziativa, rinunciando a tracciare gli utenti che avessero espresso tramite le impostazioni del browser il proprio desiderio di essere risparmiati.
La principale argomentazione opposta dagli attori della Rete che hanno tutto l’interesse a collezionare informazioni riguardo agli utenti in vista della personalizzazione di servizi e pubblicità, anche da parte di coloro, come Yahoo , che inizialmente si erano mostrati disposti a collaborare, riguarda da tempo la mancanza di uno standard definito e certo cui fare riferimento. Lo stesso W3C sta ancora rincorrendo principi solidi ed efficaci per le policy DNT.
EFF ha scelto ora di compiere un passo avanti proponendo dei nuovi standard che possano più facilmente essere accolti dai siti web e dai servizi di terze parti che ospitano: il testo della DNT Policy, che è già possibile implementare affinché i browser la interpretino, e che è tuttavia ancora in fase evolutiva , offre ai siti web la possibilità di prendere una posizione e di tendere la mano agli utenti che optino per la privacy.
La piattaforme di blogging Medium, ad esempio, ha aderito alla proposta di EFF: come gli altri siti che aderiranno, si impegna , a favore degli utenti che la visitano con le opzioni DNT attivate sul proprio browser, a non fare uso tecnologie come i beacon e di identificativi unici come i supercookie e ad anonimizzare dati relativi all’utente dopo 10 giorni dalla raccolta, a meno che la legge non imponga diversamente e a meno che questi dati non siano indispensabili per concludere una transazione. Il tracciamento, in ogni caso, dovrà essere autorizzato dall’utente con l’opt-in esplicito e informato.
Trattandosi di un regime pienamente volontario, e non sottoposto ad alcun controllo se non quello degli utenti stessi, il sistema do not track non può garantire altro che promesse . EFF però, confida nelle partnership stretta con “aziende che comprendono che pratiche chiare e eque rispetto ai servizi di analytics e all’advertising sono essenziali non solo per la privacy ma anche per il futuro del commercio online”. Un incentivo importante all’adesione della policy da parte dei siti è la stretta integrazione prevista con servizi quali i partner Disconnect e AdBlock, e con Privacy Badger, lanciato proprio da EFF: i siti che si dichiarino in linea con le policy DNT avranno più possibilità di passare indenni ai filtri degli adblocker , con l’advertising non tracciante che hanno scelto di ospitare.
Gaia Bottà