L’organizzazione non profit Enough is Enough (EiE) ha annunciato di aver arruolato Donald Trump nella sua campagna moralizzatrice contro il porno (ma anche il pedoporno) online, con il candidato repubblicano alla Casa Bianca che ha firmato un impegno formale con tanto di piano multi-livello pensato per combattere la “piaga” della pornografia telematica .
EiE si descrive come un’organizzazione votata a “rendere Internet più sicura per i bambini e le famiglie”, un obiettivo che ovviamente non può prescindere da una campagna di contrasto alla pedopornografia , nobile proposito che sta bene su tutto ed è spesso occasione per giustificare ogni sorta di operazione di censura o tecnocontrollo a mezzo telematico.
Nel firmare l’impegno preparato da EiE, Trump ha in particolare accettato di applicare “aggressivamente” le leggi federali USA già in vigore per combattere l’abuso sessuale online a danno di minori, di incaricare un Procuratore Generale che faccia di questa lotta la priorità numero uno, ma anche di prendere in considerazione “l’impatto pubblico dannoso della pornografia di Internet sui giovani, le famiglie, e la cultura americana”.
La presidente di EiE, Donna Rice Hughes, chiama a raccolta anche l’industria tecnologica per l’implementazione di una “strategia olistica” contro il pedoporno e la pornografia online, e si dice dispiaciuta per il fatto di non poter (ancora) contare sulla firma della democratica Hillary Clinton sullo stesso impegno accolto da Donald Trump.
In merito alla pornografia online, però, sembrerebbe che la famiglia Trump adotti un approccio che non badi molto alla coerenza: mentre Donald J. firmava appelli contro il porno online, la first-lady in pectore Melania Trump finiva nuda sulla copertina del New York Post . Nulla di cui vergognarsi, ha poi dichiarato il portavoce di Trump Jason Miller: il seno della presidentessa è “una celebrazione artistica del corpo umano.”
Alfonso Maruccia