Il Presidente degli Stati Uniti torna a tuonare contro Google. In passato Donald Trump ha definito il gruppo di Mountain View come “di sinistra” puntando il dito contro gli algoritmi di indicizzazione che, secondo il suo parere, penalizzerebbero le testate filo-repubblicane nelle SERP del motore di ricerca. Oggi parla invece di una presunta manovra messa in campo al fine di manipolare le elezioni che nel 2016 lo hanno poi condotto alla Casa Bianca.
Trump contro Google per le elezioni 2016
Stando al tycoon, non meglio precisate iniziative messe in campo da bigG avrebbero portato da 2,6 a 16 milioni di voti alla concorrente Hillary Clinton, uscita poi sconfitta dalle urne. Un’accusa presumibilmente basata su un documento datato 2016-2017 condiviso dall’American Institute for Behavioral Research and Technology e firmato da Robert Epstein, storicamente critico nei confronti di Google, in cui si afferma che il comportamento dei motore di ricerca (tutti) avrebbe spinto la popolarità della candidata democratica. Uno studio la cui solidità è quantomeno discutibile: 95 in totale le persone chiamate in causa nei 25 giorni antecedenti il voto, con una metodologia non del tutto chiara. Lo sfogo di Trump è giunto ovviamente via Twitter.
Wow, report appena pubblicato! Google ha manipolato da 2,6 a 16 milioni di voti per Hillary Clinton nelle elezioni 2016! È stato affermato da un supporter della Clinton, non da un sostenitore di Trump! Google dovrebbe essere citata in giudizio. La mia vittoria è stata più ampia di quanto si è sempre pensato!
Wow, Report Just Out! Google manipulated from 2.6 million to 16 million votes for Hillary Clinton in 2016 Election! This was put out by a Clinton supporter, not a Trump Supporter! Google should be sued. My victory was even bigger than thought! @JudicialWatch
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 19, 2019
Fox News ha citato la ricerca pochi minuti prima del post presidenziale in cui è anche presente un tag verso Judicial Watch, gruppo di attivisti dell’ala conservatrice operativo in ambito legale.
Lo stesso Epstein, comparso di recente di fronte al Senate Judiciary Committee, ha affermato che se tutte le grandi realtà del mondo online e social dovessero coalizzarsi e supportare un unico candidato in vista delle Presidenziali 2020, potrebbero arrivare a spostare circa 15 milioni di voti. Qualcuno ha forse già scordato quanto accaduto con Cambridge Analytica? Ad ogni modo, la replica di Google alle accuse odierne non si è fatta attendere: la riportiamo di seguito in forma tradotta.
L’inaccurata affermazione di questo ricercatore è stata messa in luce fin dalla sua condivisione nel 2016. Come abbiamo dichiarato allora, non abbiamo mai modificato l’indicizzazione né i risultati delle ricerche al fine di manipolare il sentimento politico.