Roma – Sono tutte voci che circolano nell’ambiente da mesi, sin da quando alla corte di Michael Dell era arrivato Ron Garriques , ex-Motorola e papà del RAZR: perché assumere un dirigente esperto di tecnologia mobile se non per tentare la sortita in quel mercato? Sono passati quasi due anni da allora, e a quanto pare gli sforzi del produttore di PC in questo settore sarebbero pronti a dare i primi frutti: a febbraio , nel consueto appuntamento del Mobile World Congress che si tiene ogni anno a Barcellona, dovrebbe arrivare l’annuncio ufficiale del primo telefonino marchiato Dell .
La domanda a cui tutte queste voci non danno risposta, tuttavia, è una domanda cruciale: quale sistema operativo monterà il dPhone ? Dovrà essere senz’altro un dispositivo touch se spera di tenere testa a iPhone, Blackberry Storm, lo stuolo di toccafonini sfornati da HTC, LG e Samsung, per non parlare del G1 di Google T-mobile e del neonato Palm Pre. In pole position per equipaggiare il terminale Dell c’è senz’altro Windows Mobile , visto il solido e storico sodalizio con Microsoft, in grado di offrire tutte le funzionalità touch necessarie e ampiamente già presenti e sperimentate sul mercato: ma cosa accadrebbe se le cose andassero diversamente?
Come notato alle recenti conferenze stampa di Dell al CES di Las Vegas, tra gli executive dell’azienda lo smartphone più diffuso è senz’altro il G1, con altri che in tasca tengono un Nokia E71 lodandone le qualità. Android e Symbian , rispettivamente sponsorizzati dalle due concorrenti di BigM Google e Nokia, potrebbero essere due alternative affascinanti per il telefonino Dell: una possibilità che sembra quasi data per certa da Engadget mobile , e che tuttavia non fa i conti con i tempi tecnici necessari a design, test e lancio di un cellulare.
L’annuncio di Android, infatti, è datato novembre 2007: il rilascio del codice dell’OS, tuttavia, risale solo allo scorso ottobre. Difficile che in pochi mesi Dell possa aver elaborato un prodotto pronto per la commercializzazione visto anche che la stessa HTC, che pur ha collaborato sin dall’inizio allo sviluppo di Android, ha portato a termine il lavoro dopo due anni – stesso tempo impiegato da Apple per produrre la prima generazione di iPhone. Nel caso di Symbian, invece, nonostante sia ferma intenzione di Nokia rilasciare il codice, la faccenda è ancora ben al di là dal concretizzarsi.
Tutto questo non esclude che, in qualche modo, Dell sia riuscita a mettere le mani sul codice in questione prima di queste date: una circostanza quasi irrealizzabile nel caso di Android, più probabile per Symbian. Restano tuttavia sul campo le stabili relazioni industriali con Microsoft , che fanno propendere per l’utilizzo di Windows Mobile sul dPhone almeno in questa sua prima incarnazione, onde evitare che la mancanza di un adeguato periodo di sviluppo alle spalle ne infici sin dalla nascita le doti competitive e l’appetibilità rispetto ai prodotti dei concorrenti.
Forse proprio per non correre rischi, comunque, in queste stesse ore le maglie dell’AppStore di iPhone si stanno allargando per lasciar passare intere classi di applicazioni fino ad oggi tabù. Questa volta tocca ai browser per Internet , finora giudicati ridondanti rispetto al Safari già a bordo, che invece stanno gradualmente comparendo nella lista dei programmi acquistabili e scaricabili sul melafonino. Apple, evidentemente, non sente più la pressione della concorrenza per le proprie applicazioni: oppure punta con sempre maggiore decisione alla nascita di un remunerativo ecosistema hardware (come già successo con iPod) e software da far sviluppare attorno al proprio dispositivo, magari anche con l’arrivo sul mercato di un dispositivo più economico.
A riprova che con iPhone c’è sempre modo di guadagnarci qualcosa, quelli di Rapid Repair hanno lanciato un inconsueto programma di acquisto dell’usato : chiunque possieda un iPhone prima generazione, di qualsiasi taglio e in qualsiasi condizione , può cedere il proprio terminale all’azienda specializzata in riparazioni di dispositivi elettronici portatili in cambio di denaro sonante. Un iPhone 16GB in perfette condizioni vale 200 dollari, uno da 8GB 150 e infine uno da 4 solo 100: non si tratta di cifre stellari, ma senz’altro sono abbastanza per giustificare (a se stessi o a chi condivide il conto in banca) il passaggio dal vecchio modello EDGE ad un più nuovo e fiammante iPhone 3G.
Luca Annunziata