Dottrina Sarkozy, la Nuova Zelanda ci riprova

Dottrina Sarkozy, la Nuova Zelanda ci riprova

Diramato un nuovo documento ad illustrare maggiori dettagli sul piano governativo di legiferare avvertimenti ai netizen e disconnessioni. A emergere, una presunta e segreta discussione in corso su ACTA
Diramato un nuovo documento ad illustrare maggiori dettagli sul piano governativo di legiferare avvertimenti ai netizen e disconnessioni. A emergere, una presunta e segreta discussione in corso su ACTA

Un nuovo documento , più dettagliato e aggiornato, che dovrà porre solide basi per una nuova legislazione da discutere in Parlamento nei primi mesi del prossimo anno. Si tratta di un ulteriore tentativo da parte delle autorità della Nuova Zelanda di apportare delle fondamentali modifiche alla sezione 92a della legge kiwi sul copyright . Ad illustrare le nuove linee guida è stato il ministro per il Commercio Simon Power, che ha così fatto luce sull’ennesimo piano governativo relativo alla lotta al file sharing illecito.

Il documento , in realtà, non si discosta molto da un testo già diramato lo scorso luglio , che aveva reso meno affilate le ghigliottine antipirateria basate sui cosiddetti tre colpi introdotti dalla dottrina Sarkozy. Gli avvertimenti agli utenti erano rimasti in piedi, così come la misura delle disconnessioni, ma al contempo era stata proposta una mediazione da parte dell’autorità giudiziaria , a decidere sulle eventuali sanzioni da applicare ai netizen rei di aver compiuto crimini a mezzo P2P.

La proposta aggiornata delle autorità neozelandesi consiste innanzitutto nel compito affidato ai provider di avvisare fino ad un massimo di tre volte l’utente che si dimostri colpevole di condivisione illecita di contenuti. Qualora l’attività criminosa si riveli persistente, i detentori dei diritti potranno chiedere presso il Copyright Tribunal una sanzione pecuniaria a carico dell’utente, fino ad un massimo di 15mila dollari neozelandesi (circa 7500 euro). Il Copyright Tribunal potrà poi optare per la disconnessione forzosa degli account, fino ad un periodo massimo di sei mesi .

La decisione di sospendere un Internet account spetterà ad una corte, come spiegato dallo stesso Power, perché solo una corte può esaminare accuratamente la situazione di entrambe le parti in causa, lasciando che il tutto venga trattato all’interno del naturale corso della giustizia. Si tratta di dettagli già illustrati in passato, dopo che la legge sulle disconnessioni – inizialmente in vigore nel 2008 – era stata costretta ad una sostanziale revisione in mancanza di accordi pratici tra provider e industria dei contenuti.

Quello che appare decisamente più curioso è il fatto che il nuovo documento diramato dalle autorità neozelandesi accenni a negoziazioni in corso tra governo e promotori dell’ Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA). Lo stesso ministro Power avrebbe smentito la cosa, affermando che il processo di revisione della sezione 92a del Copyright Act sia da considerare assolutamente svincolato da qualsiasi discussione sull’ACTA.

Clare Curran, portavoce del partito labourista neozelandese, ha fatto presente che le previsioni dell’ACTA porterebbero a delle massicce implicazioni sulla legge nazionale sul copyright oltre che sul modo in cui verrebbe pattugliata la pirateria della Rete. Curran ha così fatto pressione sui membri del governo, affinché spieghino ai cittadini se la Nuova Zelanda sia stata coinvolta in discussioni di natura segreta per effettuare il definitivo giro di vite ai cattivoni del file sharing.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
17 dic 2009
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