Comunicare agli utenti che l’indirizzo IP correlato al proprio abbonamento sia stato colto a violare il diritto d’autore non sarebbe una misura efficace per dissuadere i condivisori. Ad aver sondato il terreno è una ricerca commissionata a Entertainment Media Research dallo studio legale Wiggin , condotta su un campione di 1500 cittadini della rete britannici.
Una risposta graduale alla condivisione illegale di contenuti online che non culmini nelle disconnessioni non farebbe paura ai cittadini della rete. Solo il 33 per cento degli intervistati ha dichiarato che smetterebbe di attingere ai contenuti che rimbalzano in rete senza il consenso dei detentori dei diritti nel momento in cui ricevesse una comunicazione inviata dal proprio provider e innescata da un rastrellamento di indirizzi IP da parte dell’industria dei contenuti.
Diverso l’atteggiamento fotografato lo scorso anno da un’altra ricerca condotta dalla stessa Entertainment Media Research: il 70 per cento della platea dei netizen britannici aveva mostrato di lasciarsi intimorire dalla semplice missiva dell’ISP. Ma il dibattito sulla risposta graduale alla pirateria allora era solo agli albori: il Regno Unito auspicava di far desistere con questo strumento 8 condivisori su 10.
Ma “una lettera non sarebbe sufficiente – ha osservato ora Alexander Ross di Wiggin – ci vuole una sanzione radicale”. Il Regno Unito, ancora immerso nel dibattito fra i diversi attori del sistema di dissuasione, si sta attrezzando . ( G.B. )