I principali rappresentanti dell’industria dei contenuti italiana ringraziano il presidente Sarkozy in persona: la loi Création et Internet , appena approvata dal Parlamento francese, rappresenta una dimostrazione dell’impegno che la Francia vuole infondere nella protezione dei detentori dei diritti. E auspicano che l’Italia segua a ruota.
A firmare la lettera aperta indirizzata al presidente Sarkozy e inviata per conoscenza al Presidente del Consiglio Berlusconi, al Ministro Bondi, e al suo corrispettivo francese Christine Albanel, sono editori rappresentanti da AIE e associazioni di fonografici come FIMI e AFI, operatori dell’industria dell’audiovisivo come Univideo. Ritengono che la Francia, con il sistema di reazione graduale alla pirateria fatto di avvertimenti e di disconnessioni, di provider coinvolti nel contrasto del file sharing illegale e di autorità indipendenti che valutano e sanzionano i comportamenti dei netizen, sia il primo paese in Europa che “cerca di dare una riposta al dilagante fenomeno della pirateria digitale”.
“Siamo convinti – scrivono – che tale intervento risponda pienamente all’obiettivo di contrastare in radice l’assunto che tutto in rete deve essere solo gratis e liberamente accessibile”: la legge francese, a parere dei firmatari, “è di fondamentale importanza per il nostro mondo perché punta a proteggere il patrimonio culturale dell’Unione Europea sviluppando davvero un’economia basata sulla conoscenza, promuovendo il mercato digitale attraverso lo sviluppo e la diffusione in rete dei contenuti creativi legali”. Una legge che, precisano gli autori della missiva, rappresenterebbe un segnale, “al di là degli aspetti tecnici della nuova normativa”.
Ma sembrerebbero essere proprio gli “aspetti tecnici della normativa” a inquietare parte della platea dei netizen e il fronte del Palazzo francese che ha votato contro: la disconnessione, la negazione del diritto fondamentale ad esprimersi e a informarsi attraverso la rete, imposta da un’autorità indipendente e non dall’autorità giudiziaria, potrebbe risultare in contrasto con la Costituzione. I deputati socialisti hanno promesso di portare il testo della legge di fronte al Consiglio Costituzionale, l’europarlamento ha fatto arenare l’avanzata del Pacchetto Telecom nel tentativo di garantire ai cittadini che i propri diritti vengano compressi dal solo intervento di un magistrato.
A parere dei firmatari, il Parlamento Europeo, con il voto sul Pacchetto Telecom, sarebbe caduto in un “abbaglio”, quello “di una difesa ideologica di presunte libertà digitali”. I diritti in gioco non sono dunque solo quelli del cittadino, che dovrebbe poter godere di uno strumento come la Rete, ma sono anche quello della proprietà intellettuale, considerata “una risorsa della società moderna” che “deve essere rispettata dai navigatori di internet perché trattasi di un diritto fondamentale che ha consentito nei secoli lo sviluppo economico, sociale e culturale del mondo intero”. L’obiettivo e le implicazioni del sistema previsto dalla dottrina Sarkozy, non andranno a “limitare la condivisione della conoscenza ” o a “comprimere libertà altrui”, ma contribuiranno a “bloccare e dissuadere comportamenti che frenano la diffusione dei contenuti digitali”.
Per questo motivo coloro che hanno sottoscritto la lettera aperta auspicano che “questo provvedimento possa aprire la strada in Europa ad una politica che metta al centro i contenuti creativi contrastando la diffusione illecita di opere dell’ingegno che sta mettendo in ginocchio l’intera filiera della produzione”. Anche l’Italia dovrebbe fare la sua parte: “ci auguriamo che anche il nostro Paese, con il Comitato contro la Pirateria Multimediale e altre iniziative normative dia seguito urgentemente all’attivazione di politiche pubbliche volte a tutelare il patrimonio artistico e culturale dell’Italia”.