New York (USA) – Bersagliata dalle critiche a cui per anni ha dovuto rispondere quotidianamente, DoubleClick abbandona ora il suo “Intelligent Targeting”, uno dei servizi finiti più spesso nel mirino di chi accusava l’azienda di non rispettare la privacy degli utenti internet.
DoubleClick ha infatti annunciato che il servizio, fondato sulla profilazione degli utenti e dunque sulla fornitura di statistiche personalizzate ai clienti che erano così in grado di acquistare pubblicità targettizzata sull’utente, è già da considerarsi morto e sepolto.
Intelligent Targeting era stato lanciato nel corso del 2000 e il suo database aveva superato la bellezza di 100 milioni di profili. Il sistemone seguiva le abitudini di navigazione degli utenti in modo anonimo, per poi fornire loro pubblicità legata ai loro gusti o preferenze.
Il fatto che per il 2002 il servizio non sarà più attivo sembra non solo rappresentare una ulteriore conferma alle difficoltà del mercato dell’advertising on line ma anche che il concetto di “pubblicità mirata” sul quale per lungo tempo si è fatto affidamento potrebbe non essere destinato a rivelarsi una grande idea commerciale.
Nel caso di DoubleClick, una delle ragioni per l’annuncio è probabilmente da ricercarsi nella pessima fama che circonda l’azienda proprio in materia di gestione dei dati personali, una fama che secondo gli osservatori avrebbe spinto molte imprese a non servirsi più dei suoi servizi.
Ma, soprattutto, il beneficio di questo genere di profilazione, in un momento di così grande compressione del mercato, è probabilmente talmente ridotto da non giustificare l’enorme lavoro aggiuntivo che comporta, in termini di risorse tecniche e di tempo.
Infine, va detto che questo servizio DoubleClick era nato dopo la fusione con Abacus, un merger per il quale si accusava DoubleClick di voler “mescolare” i database delle aziende per ottenere maggiori dati sugli utenti. Una fusione che aveva dato vita alla divisione Abacus Online che è però stata smantellata dall’azienda alla fine del 2000. Sono ormai mesi, peraltro, che DoubleClick sta cercando di “spostare” il proprio core business dalla pubblicità alle attività di ricerca tecnologica e produzione software.