Il Governo Conte si sta per insediare: in giornata arriveranno i passi formali che inizieranno il mandato di Giuseppe Conte per quel ” Governo del Cambiamento ” che, al netto di una genesi sicuramente travagliata , ora ha il dovere di mantenere le proprie promesse. Ma cosa si cela dietro la parola “cambiamento”? Ed in che misura può contenere il concetto di “innovazione”? Dov’è, insomma, l’innovazione nel programma del nuovo Governo?
Il ministero che non c’è
Quel che balza all’occhio è anzitutto l’assenza di quel famigerato “ministero dell’Innovazione” da più parti richiesto, forse più come impegno formale che non come reale strumento di lavoro. Ma il ministero dell’Innovazione non c’è. Per molti versi si tratta di una scelta lecita e forse opportuna, perché in tempi di “trasformazione digitale” avrebbe poco senso pensare ad un ministero dedicato che deresponsabilizzi tutti gli altri da questo tipo di lavoro. L’innovazione, soprattutto in epoca di grandi cambiamenti, deve essere al centro dell’operato non tanto come fine, quanto come mezzo; deve essere strumento ineluttabile in grado di restituire efficienza, performance, ottimizzazione. L’innovazione, insomma, può essere un’arma fondamentale per un Governo che mette il Cambiamento al centro del proprio mandato e il taglio degli sprechi nel cuore della propria missione.
L’assenza di un ministero, tuttavia, non esclude l’importanza di un qualche nucleo specializzato che possa dettare protocolli e roadmap per questo tipo di processi. I ministri chiamati da Conte nel proprio Governo hanno una forma mentis predisposta ad accogliere l’innovazione nei propri dicasteri? Il programma (contratto) di Governo ha sufficienti spazi di manovra per poter puntare agli obiettivi passando per pratiche che cambino davvero il modo di fare legislazione, economia e giurisprudenza in Italia?
Il dubbio rimane. Se la scelta di non creare un ministero-fantoccio legato all’Innovazione può essere cosa meritevole, al tempo stesso il Governo dovrà dimostrare ora di poter gestire la materia con destrezza o ne pagherà probabilmente il conto. Perché il cambiamento, senza innovazione, rischia di rimanere una scatola vuota.
Difesa e cybersecurity
Per Elisabetta Trenta , Ministro della Difesa, v’è il compito di interpretare l’indicazione in assoluto più confusa del cosiddetto “Contratto per il Governo del Cambiamento”. Tale documento mischiava infatti cybersecurity e lotta al bullismo, evidenziando una certa confusione di approccio. Se l’importanza della cybersecurity è centrale, le prospettive di intervento in tema di lotta al bullismo sembrano invece più immaginate per sfoderare un tono interventista che non per capire l’origine del problema nella direzione di una sua valutazione più oggettiva.
Se il focus sulla cybersecurity è esplicito e meritevole, valida appare la scelta del ministro. Così Elisabetta Trenta, pochi mesi fa, sul tema: “Oggi il campo di battaglia non è più su un fronte lontano da noi, ma è nelle città e non penso solo al rischio terrorismo, ma anche agli attacchi cyber, che potrebbero colpire infrastrutture essenziali per il Paese, o ai disastri ambientali, agli incidenti industriali che, seppur riguardanti la safety, hanno imminenti ricadute sulla security”. Come a dire: se ci saranno investimenti, saranno anzitutto su questo fronte.
Disabilità e accessibilità
Al punto 16 del Contratto di Governo tra Lega e M5S c’è il ” Ministero per le disabilità “, uno dei punti di maggior prestigio del programma. Il contratto prevede, testualmente, “un generale rafforzamento dei fondi sulla disabilità e la non autosufficienza al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli ambiti della vita, assicurando l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o offerti al pubblico”.
Tra le righe appare un esplicito e irrinunciabile sforzo nella direzione dell’accessibilità, abbattendo quelle barriere architettoniche che, in modo ancor più gravoso di marciapiedi e scale, impediscono ai disabili di poter fruire di contenuti che potrebbero migliorarne notevolmente la quotidianità. Un impegno messo nero su bianco di fronte al quale il Governo potrà dimostrare la propria sensibilità, nonché una cartina di tornasole per misurare quanta attenzione verrà concretamente posta al digitale.
Il ministero è affidato a Lorenzo Fontana .
Pubblica Amministrazione e Cittadinanza Digitale
La “cittadinanza digitale” è al punto 20 del programma. Si tratta di un elemento di cui dovrà occuparsi la neo-ministra Giulia Bongiorno , la cui missione è così (pur vagamente) descritta: “È opportuno introdurre il principio della cittadinanza digitale dalla nascita, prevedendo l’accesso gratuito alla rete internet per ogni cittadino”. Il Contratto fa inoltre riferimento a sistemi di valutazione che coinvolgano i cittadini: siccome non è più pensabile l’utilizzo dei pulsantini-emoticon di brunettiana memoria, un sistema di valutazione remoto potrebbe invece avere una sua logica.
Che ne sarà del Team per la trasformazione Digitale (aka “team Piacentini”)? La domanda andrà ora immediatamente posta al ministro Buongiorno poiché ad oggi non si hanno indizi in tal senso. La logica vuole non solo una conferma del team, ma anche un suo rafforzamento, fino ad un investimento in forma ufficiale della squadra come guida trasversale alla trasformazione digitale per l’intero operato governativo. Su questo fronte si attendono le prime, fondamentali, risposte. E chissà che l’app ” IO” non possa trovare nel Governo del Cambiamento una importante sponda di ulteriore sviluppo.
Salute e informatizzazione
Giulia Grillo , neo-ministro della salute, è la maggior indiziata per uno specifico lavoro sulla trasformazione digitale. Proprio su questo fronte, infatti, vengono individuate quelle risorse che il ministero ha il dovere di trovare per fare in modo che i costi della sanità ricadano prevalentemente sul sistema fiscale con compartecipazione minima dei cittadini. A tal fine il Contratto mette al centro della riduzione di sprechi e inefficienze ” l’informatizzazione e digitalizzazione del SSN “, elemento chiave per tutti quei processi che si renderanno necessari per la riforma. Il progetto è delineato, al ministro il non semplice compito dell’attuazione:
È necessario realizzare l’informatizzazione del SSN con particolare riferimento al Fascicolo Sanitario Elettronico, alle ricette digitali, alla dematerializzazione dei referti e cartelle cliniche e alle prenotazioni e pagamenti online, così da consentire una reale trasparenza e un efficace controllo in termini di verifica immediata e pubblica dei risultati gestionali. È necessario, altresì, dare evidenza del rapporto esistente tra i rimborsi a carico del SSN e il risultato clinico in termini di efficacia e appropriatezza; avviare e implementare la telemedicina grazie a tutte le tecnologie innovative, in modo da ridurre gli spostamenti dei pazienti (…)
Sostenibilità e ambiente
(…) il nostro compito è quello di sostenere la “green-economy”, la ricerca, l’innovazione e la formazione per lo sviluppo del lavoro ecologico e per la rinascita della competitività del nostro sistema industriale, con l’obiettivo di “decarbonizzare” e “defossilizzare” produzione e finanza e promuovendo l’economia circolare.
Il cavallo di battaglia dei pentastellati entra al centro degli obiettivi di Governo e del Ministro Sergio Costa . L’innovazione non può però essere soltanto questione di principio, in questo caso: se il percorso di decarbonizzazione è lecito e fondamentale, al tempo stesso non è ad oggi sostenibile poiché la fame di energia è tale da non poter essere semplicemente compensata con gli investimenti in energie alternative .
L’Italia ha però una alternativa: il gas. La strada che porta dal carbone alle energie rinnovabili potrebbe dunque essere tracciata con una timeline improntata sul gas, ponendosi al tempo stesso immediati obiettivi di lungo periodo da poter raggiungere con maggior precisione. Il focus sulle rinnovabili va inoltre pesato al meglio, affinché non succeda (come successo in passato) ove un uso scriteriato dei fondi europei ha portato al deturpamento del paesaggio naturale ed al rapido depauperamento delle risorse disponibili per la transizione a solare ed eolico.
Si fissino obiettivi, si instaurino processi, si inneschi un meccanismo virtuoso, ma si evitino battaglie di principio che, con una sensibilità ecologica sufficientemente matura, non possono più coesistere ad una seria attività di Governo.
Economia e startup
Particolare attenzione anche in sede UE verrà prestata ad innescare e favorire processi di sviluppo economico sostenibili, basati soprattutto su innovazione, start up e impresa giovanile
Ad occuparsene sarà il ministro Giovanni Tria , a capo del dicastero in assoluto più discusso di questo travagliato saliscendi al Colle. Le idee economiche di Tria sono già state ampiamente esplicate in queste ore e l’indicazione di massima sembra essere una politica (basata probabilmente sui capisaldi della Flat Tax) orientata a reimmettere capitale nell’economia italiana. Se questa è l’indicazione, c’è da immaginare anche un parallelo intervento in favore degli investimenti innovativi, poiché significherebbe indirizzare i flussi di denaro laddove il moltiplicatore potrebbe essere maggiore. Entro pochi giorni se ne potrebbe sapere di più.
Democrazia diretta
Al deputato Riccardo Fraccaro (M5S) va il ministero per i Rapporti col Parlamento e la Democrazia Diretta . Sul blog di Fraccaro è possibile probabilmente capire quali saranno gli architravi della sua azione per la ” democrazia diretta “, legati soprattutto ai referendum senza quorum. Non è chiaro invece se l’esempio di Russeau potrà essere immaginato come una base per una piattaforma pubblica di discussione e partecipazione diretta statale, cosa che attirerebbe probabilmente maggiori preoccupazioni.
Con ogni probabilità l’inizio del mandato sarà tuttavia improntato anzitutto ad altri aspetti, molto meno visionari e molto più tangibili, in relazione al modo in cui funziona il Parlamento. E chissà che anche su questo fronte l’innovazione non possa fare qualcosa per investire di trasformazione digitale anche le pratiche parlamentari per arrivare, in epoca di industria 4.0, anche ad una politica 4.0.