Ogni cosa ha un’origine e la sua origine ha sempre un significato. Questo vale in modo particolare per le parole, entità sociali che rappresentano il contenitore entro cui abita il pensiero. Il giorno stesso in cui è nata la parola “Metaverso“, dunque, un preciso pensiero ha assunto le forme di quel logos ed è stato socialmente accettato, adottato ed interpretato. L’accezione è cangiante così come cangianti sono le culture, ma in questa tensione quotidiana il significato si affina e si cristallizza dentro la parola, facendola diventare valore condiviso. Oggi la parola “Metaverso” non è forse sempre facilmente descrivibile in termini assoluti, ma non è nemmeno più ambigua: è un’entità alla quale ci si può fare riferimento in modo esplicito grazie all’intuizione che, in un giorno ed in un contesto precisi, vi attribuì una specifica funzione.
Nel film “Il professione e il pazzo” è narrata la storia di James Murray e di William Chester Minor, colui il quale sacrificò la sua fragile salute mentale inseguendo l’origine dei lemmi che avrebbero dovuto comporre il nascente Oxford Dictionary. Ed è proprio con una definizione dell’Oxford Dictionary che ha inizio il romanzo cyberpunk “Snow crash“, di Neal Stephenson, ossia il libro nel quale per la prima volta ha trovato compimento la parola “Metaverso”. Oggi quella pagina e quell’inchiostro che hanno fissato l’idea del Metaverso nella storia sono presso i nuovi uffici Covisian di Torino grazie alla geniale intuizione del fondatore Gabriele Moretti, che se ne è guadagnata l’acquisizione attraverso un’asta su Sotheby’s.
Dove nasce il Metaverso
Secondo il filosofo Byung-chul Han “Non abitiamo piú la terra e il cielo, bensí Google Earth e il Cloud“, il che proietta l’essere umano verso una dimensione nuova e inafferrabile, che abbiamo tutti il dovere e la necessità di definire. In questa nuova realtà, dove “ci inebriamo con la comunicazione” e “le energie libidiche abbandonano le cose e si lanciano sulle non-cose“, la società (o quel che ne sarà) cercherà nuovi spazi e nuove dinamiche di relazione. Il Metaverso è l’insieme di quei luoghi entro il quale nostre trasfigurazioni si relazioneranno con altre in cerca di una funzione, una finalità e forse anche di un simulacro di identità.
La fortuna dell’intuizione di Stephenson sta nell’abilità con cui la parola è stata composta. Non c’è soltanto un significato profondo che si compone nella crasi tra “Meta” e “verso”, ma c’è anche un sottotesto più profondo che accarezza in modo silente la nostra percezione. L’etimologia della parola “Meta” è infatti di origine greca, così come tutti i concetti afferenti al mondo della logica e della tecnica; l’origine della parola “verso”, per contro, è di origine latina, così come la maggior parte delle parole che hanno a che fare con la sfera umanistica.
In “Metaverso” non c’è soltanto il punto di contatto tra due parole antiche, quindi, ma anche tra due mondi: nel Metaverso si fondono l’ambito della tecnologia e la sfera dell’umanità, unendosi in un concetto a tutto tondo dalle radici profonde e dalla proiezione su un futuro di lunga gittata.
Sul retro segni impronunciabili che spiegano come contattarlo: un numero di telefono. Un codice di reperibilità universale via segreteria telefonica. Una casella postale. Indirizzo in una mezza dozzina di reti di comunicazioni elettroniche. Un recapito nel Metaverso.
da “Snow Crash“, di Neal Stephenson
Il testo descrive Hiro, fattorino della CosaNostra Pizza nella realtà e mago del Katana in questa dimensione terza e ignota denominata “Metaverso”. La parola “Metaverso” viene gettata così per la prima volta con estrema naturalezza nel flusso di un romanzo che immagina il futuro e lo fa con una certa qual lucidità, poiché tratteggia molti elementi che nel 1992 non potevano certo essere facilmente immaginati (nel 1991 nasceva il primo sito internet), e che invece proprio l’immaginazione aveva già messo nero su bianco sulla bozza andata in stampa. Oggi, oltre 30 anni più tardi, il Metaverso inizia a materializzarsi ed a trovare applicazione: ecco perché Gabriele Moretti ne ha voluta l’origine primordiale, come se in queste pagine fosse racchiusa quell’energia propulsiva che, a partire dal semplice lemma, si prepara a sprigionarne una grande potenza.
Parola, suggestione
Covisian ha presentato sotto teca queste pagine come incipit alla presentazione di una nuova era per l’azienda: l’apertura del nuovo laboratorio di ricerca e sviluppo a Torino, infatti, anticipa quello che è prefigurato come un annuncio “disruptive” che vedrà la luce nel mese di novembre. Il tutto avviene sotto il segno di Smile CX, piattaforma che sfrutta l’Intelligenza Artificiale per dar forma ad un innovativo modo di immaginare nuove avanguardie per la customer care:
Con Smile CX Platform Covisian anticipiamo i tempi per offrire soluzioni di customer experience rivoluzionarie. Forti dei nostri 25 anni di esperienza siamo oggi in grado, grazie alle nuove tecnologie, di integrare la generative AI con il lavoro delle nostre persone, creando valore economico e qualità della v ita per i nostri clienti e per l’universo dei loro utenti che noi serviamo al ritmo di oltre 1 milione di interazioni al giorno
Gabriele Moretti, Fondatore Covisian
La visione è chiara e su questo il gruppo sta lavorando con grandi investimenti: 23 mila dipendenti all’attivo, molti dei quali attivi sul rapporto diretto con il cliente, sono pronti a veder aumentato il proprio potenziale grazie ad una interazione human-to-human che, oltre ad un maggior valore transazionale, vuole esprimere al meglio anche il proprio valore relazionale.
L’IA diventa così un “esoscheletro” cerebrale che supporta le risposte, una sorta di iniezione ormonale in grado di moltiplicare le potenzialità della customer care nel rapporto con l’utente. Il motto “Tech. People. Smiles.” indica fine e mezzo di un investimento che ha traslato un’ambizione in modello, il modello in tecnologia e che ha infine consentito a questo percorso di diventare un’azienda di grandi fatturato e potenzialità.
Modello Covisian
Oggi il modello Covisian rema ostinatamente contro l’idea per cui l’arrivo dell’IA sia destinato a sostituire l’uomo nel lavoro della customer care: l’IA, anzi, deve potenziare la customer experience e l’uomo non dovrà essere la soluzione di backup ai coni d’ombra della fallacia dei chatbot. Tutt’altro: la relazione umana deve restare al centro del villaggio e l’IA deve mantenere (ed esaltare) il proprio ruolo strumentale di supporto, accelerazione ed ottimizzazione. Oggi (come ben illustratoci in Covisian da Andrea Fileccia, Chief Innovation Officer, e Gianluca Ferranti, Global Head of Innovation & Business Development) ogni relazione con l’utente è precisamente tracciata e misurata, dando così un peso non tanto al lavoro della customer care, quanto alla customer experience che se ne si ricava: un ribaltamento dei paradigmi del settore, con una completa control room che rende il tutto misurabile e verificabile attraverso KPI trasparenti e funzionali esclusivamente al miglioramento dell’esperienza finale.
Covisian è arrivata a questo punto utilizzando un approccio opposto a quello della concorrenza di questi decenni: invece di fuggire alla ricerca dei paradisi della manodopera a basso costo, il gruppo ha scommesso sulla qualità, ha investito su nuove acquisizioni ed ha sviluppato un modello proprietario che in seguito si è rivelato essere l’asset vincente. Oggi proprio quanto costruito negli anni è pronto ad accelerare la propria crescita intendendo l’IA non come rischio, ma come enorme opportunità.
Il Metaverso, in quest’ottica, non è hype né traguardo volante, non è etichetta né fumo negli occhi: è, piuttosto, una suggestione che prende forma mettendo insieme tutti i suoi tasselli in un mosaico che in Covisian si fa più chiaro ogni giorno che passa: avatar 3D, interazioni multicanale, visori, ologrammi. Il Multiverso non è la traslazione univoca di una di queste frontiere, ma l’insieme delle stesse in un mondo dove la tecnologia potenzia l’uomo (di nuovo, come successo nel contesto di ogni grande rivoluzione della storia) e le relazioni trovano una nuova accelerazione. Per Covisian il percorso è tracciato: il gruppo, da fornitore di servizio, diventerà fornitore di tecnologia e potrà assistere in modo sempre più efficace i propri partner mentre amplia il perimetro della propria offerta a livello globale. Per Designer e Data Scientist si apriranno pertanto opportunità specifiche: il gruppo amplierà il proprio organico e sul laboratorio torinese intende costruire la base dei futuri sviluppi del progetto.
D’ora in avanti, il lavoro in Covisian verrà portato avanti avendo quotidianamente sotto gli occhi un’icona vera e propria della letteratura cyberpunk: il manoscritto originale di Snow Crash (secondo Time Magazine “tra i 100 migliori romanzi di tutti i tempi tra quelli scritti in inglese dal 1923 ad oggi“) è a Torino e tra le sue righe custodisce quella scintilla che ha trasformato l’idea primordiale di un grande autore in un futuro pieno di potenzialità. Quelle pagine sono ispirazione e quel futuro ha un nome preciso: si chiama Metaverso e Covisian tratteggia ambizioni precise da costruirvi attorno.