La Tigre del Bengala, animale caro alla simbologia indiana (Shiva si veste di tigre, altre dee le cavalcano) protagonista di un puzzle colorato e divertente.
Più che un animale caro agli dei sembra uscita da un cartoon della Disney, ma l’ambientazione esotica è perfettamente in tema ed ogni livello appare come un tempio indiano con simboli, suoni e colori in salsa hindi, con un pizzico di cartoon che piacerà ai più piccoli ma non solo.
Scopo del gioco, un appiccicoso puzzle d’azione rubatempo, è quello di eliminare centinaia di palline colorate che scorrono su percorsi semoventi, passando da un faccione sacro all’altro, attraverso tantissimi livelli a difficoltà crescente.
Per eliminare le palline bisogna semplicemente tirare le proprie cercando di fare gruppi di tre (o più) palline dello stesso colore, un po’ come in Puzzle Bobble ma con la differenza che qui le palline scorrono in percorsi tortuosi (anche in movimento), entrando ed uscendo da buchi nel terreno. Niente di nuovo, visto che è praticamente identico al noto Zuma (molto diffuso anche su piattaforme mobili), ma l’ambientazione indianeggiante, l’ottima grafica, l’azione da cartoon e gli elementi 3D con effettini grafici rendono il tutto appetitoso e divertente. (*)
Il gioco finisce se la catena di palline raggiunge la bocca statuaria dello scimmione brutto brutto e affamato in fondo al percorso. Bisogna cercare di raccattare anche tantissimi bonus e powerup (ce ne sono tanti, e spesso aiutano molto), e visto che ogni tanto appaiono delle scimmiettine d’oro… colpirle fa sempre bene, porta in alto il punteggio e regala quel pizzico di “indiana Jones” anche ai patiti del tigrotto sparapalline.
La visuale dall’alto consente di mirare con precisione cercando anche di effettuare “combo” e “gap shot”, due modi per alzare il punteggio. Il combo si ottiene quando due o più gruppi di palline si uniscono ed annullano con un solo tiro, ed il gap shot invece è un punteggio più alto che viene ai tiri più difficili, se si colpiscono (ed eliminano) palline che si trovano sulla parte della fila più distante dalla tigre, mentre il “serpentone” già si snoda verso il basso.
Importante da ricordare è che si può scambiare la palla da tirare con la successiva, che sta nello zainetto a spalla della tigrotta. Purtroppo nei momenti più frenetici ed ansiolitici del gioco mettersi anche a scambiare la pallina complica ancora di più la vita di questo “gioco degli dei”, ma può sempre essere utile!
Sebbene il giochetto può sembrare ripetitivo… la difficoltà e velocità crescente, unita al numero dei colori disponibili per le palline che aumenta anch’esso, il divertimento è sempre assicurato. Sia nei primi livelli, per tutti, o quando si comincia a pensare che per superare i livelli successivi al cinquantesimo è necessaria una pazienza e velocità ultraterrena.
Come altri giochi shareware recenti (uno fra tutti: Peggle !) anche Bengal Game of Gods si può scaricare gratuitamente e provare per una piccola ora di gioco, dopo la quale la registrazione è obbligatoria. 20 dollari, e la tigre del Bengala è contenta a tutto schermo o in finestra.
(*) A quanto pare anche l’idea di Zuma non è originale, ma anch’essa clonata da un gioco giapponese del 1998, uscito recentemente su Nintendo DS col nome di Magnetica o come Ballistic per Playstation.
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