La virtualizzazione è ormai una realtà dominante nel mondo dell’informatica. Utilissima in ambienti server per permettere l’esecuzione di più sistemi operativi contemporaneamente sullo stesso hardware, grazie alle crescenti capacità di elaborazione e immagazzinamento ha preso piede anche nei PC dei singoli utenti. VirtualBox è la soluzione distribuita da Oracle che trova spazio in tutti i contesti, sia server che sulle macchine di professionisti e programmatori che vogliono creare ambienti virtuali per sperimentare nuovo software o predisporre ambienti di lavoro per uso temporaneo. Alcuni mesi fa è stata pubblicata la versione 5.0 di questo strumento che, grazie alle grandi novità che ha portato, non ha deluso le attese.
Innanzitutto ha introdotto per tutti i sistemi guest (quelli virtualizzati, in pratica) la modalità di trasferimento di file in drag and drop in modo da rendere più immediato lo scambio di dati. Ovviamente, prima d’ora non era impossibile spostare file dalla macchina host alla guest o viceversa, infatti oltre a tutti i protocolli di comunicazione applicabili – i medesimi esistenti tra macchine fisiche – VirtualBox metteva a disposizione quello delle cartelle condivise che permettevano nella macchina virtuale di creare spazi di lavoro collocati fisicamente nel file system di quella fisica. Nonostante ciò il drag and drop fornisce sicuramente un tocco di intuitività in più.
Inoltre con la versione 5 è stata introdotta la crittografia dei dischi virtuali che ora possono essere protetti meglio e ciò dimostra come queste macchine virtuali siano soluzioni non solo per la sperimentazione ma per la messa in produzione vera e propria di servizi.
VirtualBox è un software gratuito, multipiattaforma (noi l’abbiamo provato per Windows) e semplice da usare, pertanto vale la pena provarlo e per farlo non serve altro che creare al suo interno una nuova virtual machine e installarvi un sistema operativo partendo da un’immagine ISO come si farebbe su qualunque hardware.