In giornata il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha relazionato in Parlamento le proprie intenzioni relative ad ulteriori urgenti restrizioni che andrà in seguito a formalizzare con un nuovo DPCM. Tra le indicazioni fornite, una è passata forse inosservata, ma è invece di grande importanza in divenire. Le decisioni contenute nel prossimo DPCM, infatti, sono la conseguenza di quello che i dati epidemiologici dicono oggi. Tuttavia i dati di oggi sono la fotografia di 14 giorni fa: lo dice la scienza, lo dice l’esperienza accumulata durante la prima ondata. Conte ha voluto quindi esplicitare la strategia calibrata di aperture e chiusure che avremo nei mesi a venire proprio sulla base di questo principio.
Lavoro -24% e tempo libero -21%
Ma se le decisioni future saranno calibrate sui comportamenti di oggi, e se dunque a metà novembre avremo la fotografia di cosa facciamo oggi, quale sarà questa fotografia? Ancora una volta è il Google Mobility Report a darci alcune indicazioni (qui i dati di pochi giorni or sono). Ciò che emerge è uno spostamento generalizzato inferiore verso i luoghi di “retail e tempo libero”, ove il calo è ormai nella misura del 21% rispetto alla media. In calo ulteriore è la presenza presso le stazioni del servizio pubblico di trasporto (luogo estremamente problematico per il rischio di contagio), mentre la presenza sui luoghi di lavoro è scesa ormai a -24%.
Il trend è dunque virtuoso, poiché va esattamente nella direzione necessaria. A questo punto saranno i comportamenti singoli e la bontà di nuove restrizioni a stabilire quale sarà il ritmo con cui la seconda ondata potrà rallentare fino a stabilizzarsi. Di fronte c’è un lungo inverno, infatti, ed una primavera fatta di speranze nei confronti dei vaccini. In mezzo ci saranno chiusure localizzate ed ulteriori DPCM, il cui impatto potrà essere monitorato nell’immediato (grazie al Google Mobility Report) e grazie ai dati di contagio quotidiani.
Per la prima volta l’uomo è in grado di affrontare la pandemia anche facendosi scudo con la conoscenza e con un quantitativo di dati eccezionale. Mai in passato tutto ciò era stato possibile. I risvolti sono vari: in termini scientifici tutto ciò rappresenta un tesoro inestimabile, che può accelerare i tempi di reazione e portare il mondo intero a vaccini e strategie più efficaci dell’improvvisazione attuale; in termini informativi tutto ciò rischia di esacerbare il disordine sociale poiché i numeri sono spesso usati più come clave che come strumenti di lavoro, argomenti per improvvisati j’accuse più che materia prima di ragionamenti e raziocinio.
I numeri sono protagonisti di questa pandemia almeno quanto lo è l’uomo. Al termine di tutto ciò occorrerà studiare approfonditamente questa commistione e l’importanza della conoscenza in mezzo al caos.