Lo scorso anno, superata la fase più critica e delicata della pandemia, l’introduzione del Cashback di Stato ha costituito uno dei primi temi capaci di scaldare gli animi di una politica fino ad allora perlopiù coesa al fine di contrastare la crisi sanitaria. Dodici mesi dopo, con un Governo diverso e in ben altro scenario, sarà nuovamente terreno di scontro: dopo la sospensione imposta a giugno, tornerà nel 2022 come previsto, oppure si procede verso una sempre più probabile cancellazione?
Draghi, Conte e il destino del Cashback
A rilanciare l’ipotesi di un addio definitivo, che pare giorno dopo giorno prendere corpo, è quanto riportato oggi da La Stampa, nell’articolo Porte chiuse al Cashback di Conte
. Ad essere chiamata in causa è la posizione di Mario Draghi, poco incline a finanziare il terzo e ultimo semestre dell’iniziativa, nonostante le pressioni che giungono dal Movimento 5 Stelle e, in particolare, da Giuseppe Conte, colui che più di ogni altro ha fatto della lotta al contante (e di conseguenza all’evasione) uno dei cavalli di battaglia della sua permanenza a Palazzo Chigi.
È definito ormai quasi irraggiungibile persino un accordo finalizzato a rivedere i termini per l’assegnazione del Cashback, introducendo criteri basati sul reddito, favorendo dunque l’accesso al rimborso esclusivamente da parte dei cittadini meno abbienti. La prospettiva è quella di un colpo di spugna, con tanti saluti agli ottimi numeri registrati nei primi sei mesi del programma.
Se ne saprà di più in settimana, forse già entro mercoledì o giovedì, quando è atteso il via libera alla Legge di Stabilità. Intanto, ancora non si è registrato alcun incontro tra Draghi e Conte, a testimonianza di come i rapporti tra le parti non siano dei più distesi.
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I 100.000 partecipanti che da gennaio a giugno hanno scalato la classifica del Super Cashback otterranno comunque i 1.500 euro promessi. Quando? Entro un mese o poco più: il termine per l’accredito sul conto corrente rimane fissato per fine novembre.