Giorni difficili quelli di Apple all’indomani della presentazione del suo iPhone che ha riscosso attenzione su tutta la rete: in molti ora se la prendono con la Mela di Cupertino per la sua scelta di ricorrere a tecnologie proprietarie e sistemi di blindatura dei contenuti , due ingredienti del proprio successo che ora, però, riscuotono fischi.
Ad aprire le danze è il New York Times che in un editoriale pubblicato domenica parla di crippleware accennando alla blindatura di iPhone che non consentirà l’uso di software di terze parti. E se la prende con l’iPod, player tanto diffuso quanto blindato, definendo il sistema di protezione FairPlay un altro esempio di crippleware . Il motivo? Il giornalista scrittore del Times Randall Stross non ha dubbi: DRM e lucchetti vari servono ad Apple per costringere i suoi clienti a rimanere clienti Apple “per sempre”.
E ci mette del suo, riprendendo proprio il pezzo di Stross, anche Cory Doctorow su BoingBoing dove scrive : “È ironico che un’azienda il cui nome è sinonimo di “switch” (capacità di attrarre verso la propria piattaforma utenti di altre piattaforme, ndr.) abbia costruito l’intera propria strategia di prodotto attorno ai lucchetti. Il combo iTunes/iPhone/iPod è quello di una trappola per scarafaggi : gli ospiti possono entrare ma non riescono ad uscire”.
A condire le polemiche anche una petizione che non solo chiede che Apple da qui al suo lancio renda iPhone un prodotto aperto ma se la prende anche con il patron della Mela , Steve Jobs, che non avrebbe saputo motivare a sufficienza perché un nuovo telefono intelligente come quello non debba accettare applicativi di terze parti o non possa essere utilizzato con operatori mobili diversi dal partner scelto da Apple.
E non sono posizioni isolate, ci sono blogger che su questo attaccano Jobs ad alzo zero: “Persino il mio attuale smartphone Microsoft mi permette di far girare le mie applicazioni. Dire (come ha dichiarato Jobs, ndr.) che Tu non vuoi che il tuo telefono sia una piattaforma aperta non è solo una menzogna, ma è anche la somma di tutto quello che è sbagliato e ingannevole di Apple”. Non sono così drastici gli appassionati di Mac, che sui forum dedicati, però, mostrano tutta la loro delusione.
E su tutto questo chiosano alcuni esperti, come quelli di Ars Technica , che fanno notare come ormai il DRM sia moribondo , accusando Apple di volerlo tenere in vita a tutti i costi (“il DRM sta morendo? No, finché Apple vive”). Un accanimento terapeutico che sarebbe essenziale al business attuale della Mela ma che si scontra con la crescente consapevolezza degli utenti sui propri diritti di utilizzo dei contenuti che acquistano.
“Apple – scrive qualcuno – ha enfatizzato al lancio che iPhone gira su OS X, ma ora ci dicono che tutta quella potenza è bloccata, fuorimano. Questo è crudele: Apple ora ha la migliore piattaforma hardware e software in circolazione, e se lasciassero libertà agli sviluppatori, da piccoli e grandi sviluppatori arriverebbero molte cose incredibili. Recintando il tutto, stanno buttando dalla finestra tutto quel potenziale”.
Non sorprenda, però, che dinanzi a queste accuse e prese di posizione Apple non si scomponga. Non è certo la prima volta che i suoi lucchetti vengono presi di mira: in Francia hanno scatenato un vivace dibattito conclusosi con una nuova normativa di settore , gli hacker di mezzo mondo lavorano per rompere quei lucchetti con tanto di sberleffi contro le politiche della Mela, e il DRM dell’azienda è stato oggetto anche di manifestazioni di piazza . E tutto questo fin qui non ha cambiato di una virgola i progetti di mr. Jobs.