International Digital Publishing Forum (IDPF), l’organo che gestisce lo standard ePub, ha proposto un tipo di DRM “leggero” per dare una forma di controllo agli editori, garantendo al contempo l’interoperabilità tra le diverse piattaforme.
IDPF parla di una “protezione dei contenuti leggera” che chiama “ePub LCP” ( Lightweight Content Protection ), in modo tale da mettere in mano agli editori strumenti DRM ( Digital Rights Management ) che non compromettano la circolazione dei contenuti: si tratta di una richiesta di tutela che ha spinto spesso finora distributori e detentori dei diritti a scegliere altri formati diversi da ePub e diversi tra loro, con danno per gli utenti che si ritrovano con contenuti digitali fruibili solo su specifici dispositivi.
Per questo, IDPF si è orientato su una proposta di DRM più leggera e semplice di quelle finora adottate da formati concorrenti come PDF: il gruppo ha pensato così ad un sistema basato sull’inserimento di una password legata ad un dispositivo specifico, senza il bisogno di connessione Internet, magari scelta sulla base di informazioni personali sull’utente (come email o nome) in modo tale da scoraggiarne la condivisione.
Il vantaggio di parlare di DRM per gli editori e per ePub, poi, è il fatto che l’aggiramento delle protezioni è considerato illegale in diverse legislazioni.
ePub, con l’adozione di strumenti DRM, andrebbe incontro ad una svolta sostanziale dal momento che il formato è stato finora associato a sistemi di controllo sui contenuti come il watermarking, che funziona inserendo dati invisibili all’interno dei singoli file per poter risalire all’utente originario.
Cedendo alle richieste degli editori, dunque, ePub sembra voler adottare una serie di cambiamenti che portino lo standard ad essere ancora più accessibile e maggiormente utilizzato dagli operatori: in questo modo vuole lanciare la sfida alla concorrenza e in particolare al formato PDF che al momento rappresenta ancora lo standard incontrastato online.
Claudio Tamburrino