Lo storico accordo tra Apple ed EMI per la vendita di brani privi di tecnologie anticopia piace a Free Software Foundation : DefectiveByDesign , la campagna anti-DRM dell’organizzazione dell’open source, ha deciso di non inviare più a Jobs la lettera aperta che ha raccolto 6000 firme (6 volte l’obiettivo iniziale) durante il mese di marzo. Al suo posto, DbD ipotizza la consegna di un grande thank you al guru californiano per il suo impegno nel far seguire alle parole i fatti.
La petizione, disponibile sul web ormai solo a puro scopo conoscitivo, chiedeva a Jobs, patron di Apple e azionista di maggioranza di Disney-Pixar, di agire piuttosto che compiangersi con lacrime da coccodrillo a mezzo comunicati ad effetto sul portale aziendale: per Mr. iPod era venuto il tempo, suggeriva DbD, di assumersi le proprie responsabilità di fronte alla community, trasformando iTunes, uno dei maggiori responsabili della larga adozione delle tecnologie anticopia in rete, in una prova concreta della sua volontà di cancellare realmente le DRM dai contenuti audiovisivi.
L’intesa con una delle grandi sorelle della musica mondiale, per quanto preveda un sovrapprezzo per i brani AAC DRM-free, viene letto in maniera positiva da FSF: Jobs ha fatto quello che aveva implicitamente promesso cominciando ad adoperarsi in maniera concreta per rendere storia le tecnologie di protezione degli audiovisivi.
A rovinare i festeggiamenti per il nuovo corso DRM-free arriva però la Commissione Europea , che ha appena deciso di prendere di petto Apple e le major allo stesso tempo, accusandole di agire contro l’interesse degli utenti nella vendita di brani musicali negli store iTunes del Vecchio Continente.
Le comunicazioni, già inviate alla suddetta Apple e a quattro etichette discografiche al momento ignote, puntano il dito contro la politica dei prezzi variabili dei brani negli e-store nazionali, politica che secondo la commissione configurerebbe una pratica di vendita restrittiva a tutto svantaggio dei consumatori e in violazione delle norme comunitarie.
Jonathan Todd, portavoce della commissione, ha dichiarato alla Reuters che “I consumatori possono acquistare musica soltanto dallo store online di iTunes del paese di residenza, e sono quindi limitati nella loro scelta di dove comprare i brani e di conseguenza per quale musica sia loro disponibile e a che prezzo”.
La Commissione si è mossa dopo le indagini svolte nel corso del 2005, scattate in risposta alle lamentele degli acquirenti sui prezzi inferiori dei brani in Francia e Germania rispetto a quelli del Regno Unito. Ed è l’ennesimo schiaffo di una istituzione europea ad Apple , dopo la clamorosa messa al bando del DRM FairPlay da parte dell’ombudsman norvegese .
Per tutta risposta, Apple ha comunicato alla commissione la sua volontà originaria di aprire un mercato unificato per l’interno continente, volontà limitata a suo dire dalle stesse etichette musicali , impossibilitate per “certi limiti legali” a fornire tutti i diritti necessari alla Mela per far andare in porto una siffatta iniziativa. Dichiarazioni che non sorprendono, viste le enormi difficoltà dei gestori dei diritti d’autore a pervenire ad intese e licenze davvero “europee”.
Alfonso Maruccia