La sfida legale di tre librerie indipendenti al cospetto di un giudice distrettuale di New York, nella stessa corte che si è occupata dello spinoso caso antitrust avviato dal Dipartimento di Giustizia (DoJ) statunitense contro il cartello sul prezzo degli ebook. Nella nuova class action , il gigante della distribuzione online Amazon è stato accusato di aver guadagnato un pericoloso monopolio con i suoi sistemi di Digital Rights Management (DRM) , meccanismi proprietari di protezione dei libri in formato elettronico.
Rappresentate dalla società legale losangelina Blecher & Collins , il gruppo di librai indipendenti ha denunciato Amazon insieme ai principali editori sul mercato a stelle e strisce. All’azienda di Jeff Bezos sarebbero stati garantiti accordi per l’utilizzo di restrittive tecnologie anti-copia, impedendo agli utenti di trasferire gli ebook acquistati su dispositivi diversi da quelli della vendutissima linea Kindle . Questo approccio aggressivo nello sfruttamento di DRM avrebbe permesso al retailer di Seattle di guadagnare una fetta imponente del mercato, intorno al 60 per cento.
Nella causa collettiva contro Amazon e i suoi editori, competitor del calibro di Barnes & Nobles avrebbero riscontrato serie difficoltà sul mercato, con conseguenze nefaste per le piccole librerie della stessa catena statunitense. Tralasciando il fatto che anche sui dispositivi Nook vengono letti ebook supportati dai DRM, il gruppo di librai ha puntato il dito contro il formato proprietario AZW, che permette l’apertura di file sui soli dispositivi Kindle e dunque a partire dall’acquisto sulla piattaforma di Seattle.
Al giudice newyorchese è stato dunque chiesto di ordinare una specifica ingiunzione che proibisca ad Amazon e alle big six dell’editoria di pubblicare e vendere ebook con i DRM più restrittivi. I grandi publisher statunitensi dovrebbero inoltre autorizzare le librerie indipendenti a vendere libri elettronici con tecnologie di protezione open source . Proprio su quest’ultimo termine è calato un velo di confusione, così come denunciato dall’esperto Cory Doctorow sulle pagine digitali di BoingBoing .
“Sembra tutto grandioso, ma se si va a leggere bene il testo della denuncia si scopre che il significato di open source non ha nulla a che vedere con il vero open source – ha spiegato Doctorow nel suo intervento online – Per qualche ragione, utilizzano il termine open source come sinonimo di interoperabilità. Vuol dire che a queste librerie non importa che i libri siano liberi dal DRM, bensì che gli ebook vengano chiusi con protezioni utilizzabili anche dalle librerie stesse”.
Mauro Vecchio