La tragedia del terremoto che ha colpito le Marche e l’Umbria lo scorso mese di agosto ha confermato ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, quanto i droni siano ormai onnipresenti nelle nostre vite. Questi velivoli hanno mostrato al mondo intero la distruzione di quei posti riuscendo a raggiungere dopo poco tempo i luoghi del disastro, più rapidamente dei soccorritori bloccati da macerie, strade pericolose e ponti pericolanti. I droni, invece, erano già sul posto muniti di videocamere. Anche se in questo caso la loro utilità è stata fuori discussione, in quanto hanno permesso di avere una prima stima dei danni e della devastazione subita dai territori interessati dal terremoto, il loro sorvolo su aree critiche ha riaperto la discussione sulla necessità di maggiori controlli da parte delle autorità.
Sempre di agosto un pilota di droni ha sorvolato Piazza San Marco senza alcuna autorizzazione vedendosi comminare una multa davvero salata (il doppio del minimo previsto) per questa sua “bravata”. Quella di Venezia è tra le piazze più famose al mondo: non solo rientra nell’area protetta dell’aeroporto della città lagunare, ma su di essa vige persino un regolamento della polizia locale che vieta il sorvolo di monumenti storici. Il “pirata dell’aria” (un turista bulgaro) beccato a far volare il suo DJI Phantom 4 a circa 50 metri di altezza sulla piazza è stato punito con una sanzione di 2.064 euro e ora rischia una denuncia per violazione del codice di navigazione.
In tutto il mondo, Italia compresa, gli enti che gestiscono e controllano il volo dei velivoli con e senza pilota hanno stilato dei regolamenti che, tra le altre cose, https://itunes.apple.com/en/app/dji-pilot/id943780750?mt=8″ target=”_blank”>https://play.google.com/store/apps/details?id=dji.pilot” target=”_blank”>http://www.cartografiasapr.it/cartosapr/” target=”_blank”>indicano chiaramente le cosiddette “no-fly zone”, cioè zone in cui il volo è interdetto o quantomeno consentito previa autorizzazione : si tratta di zone a rischio terrorismo, di importanza strategica per uno Stato o più semplicemente di aree private che è proibito sorvolare senza specifica autorizzazione. Tutti i produttori di droni, di conseguenza, si sono dovuti adeguare a questa normativa riprogrammando opportunamente i firmware dei loro dispositivi in modo tale che avvicinandosi a queste aree essi smettano di volare.
Nelle ultime versioni della DJI Go , ad esempio, l’app ufficiale per controllare i droni prodotti da DJI tramite device e , è stata inserita la funzione Geospatial Environment Online (GEO) che impedisce il sorvolo delle aree a rischio.
Direttamente dall’app DJI Go o loggandosi via Internet sull’ di DJI è possibile conoscere le diverse zone di volo, contraddistinte dai colori verde, giallo e rosso. Nelle prime i droni possono volare liberamente. Nelle aree gialle serve una specifica autorizzazione, mentre in quelle rosse qualunque drone sarà inibito al sorvolo a livello di firmware, anche se i piloti posseggono l’autorizzazione al volo.
Per poter volare su un’area geografica segnalata come gialla, il pilota del drone deve prima ottenere una specifica autorizzazione. Effettuata la richiesta, dovrà confermarla fornendo il proprio numero di telefono o il numero di carta di credito. Solo dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni potrà far decollare il suo drone.
Fatta la legge, trovato l’inganno
Le no-fly zone continuano a far discutere i numerosi piloti e appassionati di droni che, in queste regole riscontrano pesanti limitazioni alla loro libertà di volo. Su Internet sono quindi comparse alcune schede elettroniche che, installate sulla scheda madre del drone, permettono di ignorare le limitazioni imposte dalle no-fly zone. In particolare per DJI Phantom 3 PRO/ADV, i piloti più spregiudicati acquistano la scheda NFZ al prezzo di circa 250 euro.
La NFZ per Phantom 3 è una scheda elettronica che permette di riprogrammare il drone allo scopo di consentire il volo anche sulle no-fly zone
In modalità di funzionamento predefinita, l’app DJI Go disattiva la modalità di volo NFZ (No-Fly Zone”); mediante questa scheda, invece, è possibile riprogrammare il firmware del drone per rimuovere questa limitazione direttamente dal radiocomando mediante l’app di controllo. L’installazione della scheda non è semplice, in quanto un collegamento sbagliato rischia di mandare in corto circuito la scheda madre con conseguente danneggiamento irreparabile del velivolo. Su YouTube, comunque, non mancano i videotutorial. Quello che stupisce è proprio il numero particolarmente elevato di visualizzazioni raggiunte da queste guide, segno che le no-fly zone non sono ben viste dalla maggior parte degli appassionati.