L’Ente Nazionale di Aviazione Civile (ENAC) ha pubblicato la nuova versione del Regolamento sui mezzi aerei a pilotaggio remoto che entrerà in vigore tra 60 giorni .
L’intervento ha modificato il primo regolamento sui Droni emanato nel 2013 e punta ad affrontare le questioni legate al loro utilizzo ed alla loro crescente diffusione con applicazioni in campi e con dimensioni prima non considerate. In particolare la nuova normativa va ad intervenire sulle questioni del sorvolo da parte dei droni delle aree urbane, ai limiti della distanza massima dal pilota e agli obblighi da parte di quest’ultimo.
Come spiega a Punto Informatico il Segretaio Generale di FIAPR (Federazione Italiana Aeromobili a Pilotaggio Remoto) Gian Francesco Tiramani: “La seconda versione del Regolamento Enac apre decisamente il mercato professionale dei droni civili in Italia (…) L’eliminazione dei vincoli relativi ai CTR e la previsione delle agevolazioni per i mezzi sotto ai 2 Kg, con caratteristiche di limitata offensività e la possibilità di operare in ambito urbano, pur con requisiti stringenti, rapprentano condizioni che consentiranno agli operatori di affrontare adeguatamente le richieste che arrivano dal mercato.”
In generale , dunque, permangono i limiti imposti alle operazioni condotte da droni nelle aree urbane popolate, ma a differenza della precedente versione ne è permesso il sorvolo, assicurando un “livello di sicurezza coerente con l’esposizione al rischio” ed ottenendo la necessaria autorizzazione ENAC.
Inoltre sarà possibile, previa autorizzazione ad hoc da parte dell’ENAC, l’utilizzo di droni per trasportare merci pericolose.
Aumentano, poi, le distanze visive tra il pilota ed il drone che potrà volare (restando “a vista”) fino ad una distanza massima sul piano orizzontale di 500 metri e fino ad un’altezza massima di 150 metri , con la possibilità da parte dell’ENAC di aumentare tali limiti con permessi ad hoc.
Come spiega, d’altra parte, ancora Tiramani: “Non sarà però un’apertura indiscriminata perché i requisiti da garantire soprattutto in ambito urbano sono ben definiti e tesi a mitigare quanto più possibile i rischi connessi a queste operazioni.”
Nel dettaglio diventa per esempio obbligatoria la visita medica di classe LAPR per chi deve condurre operazioni con mezzi sotto i 25 kg, mentre non è richiesto il possesso di un attestato come per le altre categorie per le operazioni condotte con dispositivi “con massa minore o uguale a 0,3 kg e con velocità massima minore o uguale a 60 km/h”; il pilota deve solo “garantire che le operazioni siano svolte in osservanza delle regole di circolazione definite nella Sezione V”.
Come dice Tiramani: “Restano comunque ancora aperte questioni di primo piano come le linee guida per i criteri di inoffensività e la certificazione del software delle centraline di volo secondo standard aeronautici. Ciò che esce, in sintesi, è l’indicazione di un settore per veri professionisti che devono maturare un’adeguata cultura aeronautica.”
In attesa dei legislatori, intanto, il mercato e la società civile si sono già mossi, ed al momento nel Vecchio Continente ci sono già più di 2500 operatori di droni civili (più di tutto il resto del mondo messo insieme).
D’altra parte, anche l’Unione Europea sta lavorando alla normativa relativa all’utilizzo civile dei droni: il primo passo è stato l’ annuncio dello scorso anno con cui la Commissione europea ha espresso la volontà di adottare linee guida per il settore, da ultimo nel concreto si è mossa la conservatrice Jacqueline Foster che ha presentato alla Commissione Trasporti e Turismo del Parlamento europeo una prima proposta di legge sul tema.
In essa si punta a distinguere le regole per l’uso commerciale da quelle per l’uso ludico dei droni , prevedendo in entrambi i casi condizioni per garantire la sicurezza e la normativa sulla privacy. Inoltre la proposta prevede lo stanziamento di fondi per lo sviluppo di sistemi anti-cracking e di sistemi volti ad erigere confini virtuali invalicabili per i droni, a creare delle vere e proprie “no fly zone”.
Claudio Tamburrino