Le autorità europee che si occupano di tutela della privacy, radunate nel gruppo di lavoro Article 29, si sono espresse sull’impiego dei droni per tutti gli usi civili. Il parere di cui il relatore è il Garante italiano per la privacy afferma che, viste le diverse situazioni ed i rischi connaturati alla sicurezza ed alla privacy dei nuovi dispositivi, “le attuali regole giuridiche rischiano di non essere più adeguate a questi nuovi sistemi di raccolta di dati personali così invasivi”. “Dobbiamo puntare sempre di più sulla privacy by design – suggerisce l’authority – su tecnologie rispettose dei diritti di libertà delle persone fin dalla loro progettazione”.
Secondo il Gruppo dei 29, infatti, gli strumenti di tutela finora adottati risultano di ardua applicazione ed è al contempo difficile ricostruire la catena delle responsabilità nell’utilizzo dei droni, ossia capire chi decide cosa e chi è, dunque, responsabile nel dettaglio dell’accesso e la gestione dei dati personali eventualmente raccolti in maniera indebita.
In pratica si tratta di due ordini di problemi: uno relativo all’impossibilità di capire come possono realmente operare i droni nelle situazioni in cui rischiano di compromettere la privacy altrui e l’altro legato all’individuazione chiara ed inequivocabile delle responsabilità in caso di violazioni.
Per questo i Garanti per la privacy europea suggeriscono di obbligare gli operatori ad effettuare una serie di notifiche multilivello sulle operazioni svolte , dai cartelli di avviso a informative pubblicate su siti e piattaforme che raccolgano le informazioni sui voli, implementando regolamenti che determinino criteri specifici per rendere più visibili ed identificabili i droni impiegati.
Inoltre il Gruppo Article 29 raccomanda lo sviluppo e l’introduzione, in collaborazione con le parti in causa, di soluzioni per la valutazione di impatto sulla privacy, l’individuazione di modalità di cooperazione tra autorità di protezione dei dati e autorità per l’aviazione civile e l’utilizzo dei fondi di ricerca europei per l’individuazione di strumenti tecnologicamente adeguati per fornire l’informativa agli interessati e favorire l’identificazione dei droni.
D’altra parte le autorità – non solo quelle europee – si trovano davanti all’impossibilità di legiferare su un settore di cui non possono ancora conoscere minacce e potenzialità: così, mentre in Europa si parla di linee guida e gruppi di studio e l’autorità competente a stelle e strisce, l’FAA, sembra intenzionata a formalizzare la sua regolamentazione dell’uso commerciale dei droni entro i prossimi 12 mesi, l’Homeland Security statunitense sta testando ormai da tre anni l’utilizzo in ambito civile dei droni telecomandati in una ricostruzione di città, Liberty City : ad essere impiegati nell’esperimento sul campo (fantasma) sono i droni marchiati Lockheed Martin, AeroVironment e Aurora.
Al contempo – a livello militare – il Pentagono che ha già costituito una consistente flotta di droni fin dal 2005-2006, si ritrova a gestire i problemi dei piloti, a quanto pare logorati da attività intensive e stressanti.
Claudio Tamburrino