All’elenco delle realtà che stanno guardando allo smart working come a un’opportunità su cui far leva anche al di là dell’emergenza attuale si aggiunge oggi Dropbox. Una decisione che non stupisce poi molti, considerando come l’azienda di San Francisco abbia fin qui costruito il proprio business e il proprio successo sugli strumenti legati al cloud e alla collaborazione da remoto.
Lo smart working come priorità per Dropbox
La società non chiederà a dipendenti e collaboratori di tornare in ufficio nemmeno una volta che la crisi sanitaria avrà finalmente allentato la sua presa. Al momento la policy definita stabilisce che almeno fino al giugno 2021 nessuno lo faccia. Per i meeting, le riunioni e gli incontri che dovranno per forza di cose essere condotti in presenza allestirà a San Francisco, Seattle, Austin e Dublino quelli che ha battezzato Studios, spazi organizzati in modo da poter garantire un’interazione del tutto sicura, rispettando le regole del distanziamento. Questa la dichiarazione d’intenti riportata sulle pagine del blog ufficiale.
A partire da oggi, Dropbox diventa una realtà Virtual First. Il lavoro da remoto, lontano dall’ufficio, sarà la modalità principale per tutti i dipendenti e lo standard per lo svolgimento delle mansioni.
Una visione condivisa da altri big del mondo hi-tech, a partire da Microsoft, che proprio la scorsa settimana ha parlato dell’iniziativa Hybrid Workplace con riferimento all’adozione su larga scala dello smart working.
Fondata tra il 2008 e il 2009, stando alle informazioni ufficiali aggiornate al 31 dicembre 2019, oggi Dropbox impiega oltre 2.800 dipendenti a livello globale.