Accusa di menzogna perpetrata ad arte per Dropbox, il servizio di cloud storage baciato da notevole popolarità da milioni di utenti in tutto il mondo: il ricercatore di sicurezza Christopher Soghoian ha presentato un reclamo presso la Federal Trade Commission (FTC) statunitense, contro quello che a suo dire è un comportamento scorretto della società telematica nei confronti degli utenti.
Motivo del contendere sono le modalità con cui Dropbox salva i contenuti degli utenti sui suoi server mettendoli – apparentemente – in sicurezza da occhi e mani indiscrete: con la modifica delle condizioni d’uso risalente a un mese fa, la società ha assicurato la cifratura dei file salvati sulla cartella remota e la conseguente impossibilità di rivelarne – anche volendo – i contenuti contro la volontà dell’utente.
Per Soghoian tale rassicurazione sarebbe semplice aria fritta : i file “cifrati” archiviati online sarebbero perfettamente accessibili a chiunque lo volesse , sia che si tratti di agenzie governative interessate a ficcarvi il naso, detentori del copyright interessati a denunciare gli utenti o anche dipendenti di Dropbox dotati delle peggiori intenzioni possibili.
In conseguenza a quello che ha scoperto sul conto della “sicurezza” dello storage telematico di Dropbox, Soghoian chiede ora a FTC che l’azienda venga obbligata a chiarire ulteriormente le modalità di gestione dei dati degli utenti e che i possessori di account “Pro” vengano rimborsati. Dropbox, neanche a dirlo, sostiene che l’accusa è infondata.
Alfonso Maruccia