Meta e TikTok avevano già contestato la designazione di gatekeeper in base al Digital Markets Act. Le due aziende hanno ora presentato ricorso al tribunale dell’Unione europea contro il pagamento della cosiddetta “supervisory fee“, la commissione che copre le spese necessarie all’attività di vigilanza prevista da Digital Services Act (DSA).
Meta e TikTok contestano il metodo di calcolo
La legge sui servizi digitali deve essere rispettata da 20 piattaforme online di grandi dimensioni (alle iniziali 17 sono state aggiunte anche Pornhub, XVideos e Stripchat) e da 2 motori di ricerca (Google e Bing), portando il totale a 22. Le aziende devono contribuire alle spese necessarie per le attività di vigilanza fino ad un massimo dello 0,05% delle entrate mondiali annuali.
Meta e TikTok hanno presentato ricorso al tribunale dell’Unione europea, in quanto ritengono errata la metodologia di calcolo del contributo. La supervisory fee deve essere pagata solo dalle aziende che hanno chiuso il bilancio in attivo nell’anno precedente. Niente è dovuto invece in caso di bilancio in rosso.
Sia Meta che TikTok hanno già versato la loro quota entro il 31 dicembre 2023, ma ritengono sbagliato escludere le aziende che hanno registrato perdite. Secondo Bloomberg, Amazon, Pinterest, Snap, Wikipedia e X non pagheranno nulla.
Un portavoce di Meta ha dichiarato:
Non siamo d’accordo con la metodologia utilizzata per calcolare queste commissioni. Attualmente, le aziende che registrano una perdita non devono pagare, anche se hanno un’ampia base di utenti o rappresentano un onere normativo maggiore, il che significa che alcune aziende non pagano nulla, mentre le altre devono pagare una cifra sproporzionata rispetto al totale.
X è una delle aziende che verranno maggiormente “osservate”, come dimostra l’avvio del primo procedimento formale, ma non verserà nulla perché ha registrato costi superiori alle entrate. Questa è invece la dichiarazione di una portavoce di TikTok:
Contestiamo la commissione e presentiamo ricorso per una serie di motivi, compreso l’uso di stime errate di terze parti del nostro numero di utenti attivi mensili come base per il calcolo dell’importo totale.
Un portavoce della Commissione europea ha così commentato:
La nostra decisione e la metodologia sono solide. Difenderemo la nostra posizione in tribunale. I pagamenti non sono comparabili tra i fornitori a causa delle differenze nei loro modelli di business, nelle loro quote di mercato, nel numero di servizi che forniscono e nelle loro entrate che in alcuni casi sono paragonabili ai PIL degli Stati membri di medie dimensioni.
Il Digital Services Act verrà applicato a partire dal 17 febbraio. Le aziende che non rispetteranno la legge rischiano sanzioni fino al 6% delle entrate annuali globali e, in casi estremi, il ban dall’Europa.