Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha mosso formalmente un’accusa nei confronti di due cittadini russi ritenuti responsabili di una campagna di phishing durata diversi anni e che ha preso di mira un gran numero di utenti di alcuni dei principali exchange per la compravendita di criptovalute. Un’operazione alquanto redditizia: sottratto un equivalente pari a oltre 16,8 milioni di dollari.
Furto di crypto per 16,8 milioni di dollari
Colpiti gli iscritti alle piattaforme Poloniex, Binance e Gemini. Tutto ha avuto inizio nel 2017 quando sono state portate online versioni contraffatte dei tre siti, attirando così i meno smaliziati e sottraendo loro di conseguenza credenziali, informazioni e ovviamente fondi.
I capi di imputazioni sono rivolti a Danil Potekhin e Dmitrii Karasavidi, residenti rispettivamente nelle città di Voronež e Mosca. Dopo essere entrati in possesso di quanto necessario per autenticarsi agli exchange, quelli reali, hanno allungato le mani su Bitcoin ed Ethereum.
In totale 497 vittime sono state prese di mira: 313 iscritte a Poloniex, 142 a Binance e 42 a Gemini. Le crypto rubate sono state poi destinate al riciclaggio passando da account intermediari e identità false. Una manovra che non ha però eluso i controlli dei servizi segreti statunitensi, capaci di risalire all’identità dei due.
Dovranno inoltre rispondere all’accusa di aver manipolato il valore di GAS, una criptovaluta meno conosciuta basata sulla blockchain NEO. Nel luglio 2017 ne hanno acquistata quando il prezzo era molto basso, poi qualche mese più tardi hanno violato tre account che controllavano altri asset per oltre 5 milioni di dollari comprandone in blocco, facendo così improvvisamente schizzare il valore verso l’alto e producendo di conseguenza un guadagno per se stessi. Al momento latitanti, rischiano fino a 59 anni di carcere.