Dundee ? Dall’inizio del prossimo anno accademico la Abertay University scozzese darà luogo ad un Corso di hacking , denominato ufficialmente Ethical Hacking and Countermeasures , un’iniziativa che sta già sollevando polemiche ma che secondo i dirigenti dell’ateneo è indispensabile .
Le imprese britanniche, sostiene infatti il rettore dell’Università, hanno bisogno di professionisti informatici sulla sicurezza per competere e la domanda in questo senso è in forte crescita . Fino ad oggi nel Regno Unito non sono disponibili corsi di studi “ufficiali” di EHC, ma solo mini-stage di pochissime ore, e considerati perlopiù di scarso rilievo.
La Abertay apre quindi la strada, seguendo l’esempio americano della University of Advanced Tecnology di Tempe, negli Stati Uniti, fautrice di un corso analogo, che coinvolge, seppure in maniera diversa, circa 400 studenti.
L’idea di entrambi gli istituti, dunque, anche grazie a speciali diplomi che verranno rilasciati agli studenti che termineranno con successo i corsi, è che vi sia bisogno di qualcosa di più “professionale” e specifico in materia di “hacking” rispetto a quanto disponibile oggi. Sebbene gli hacker siano per definizione grandi conoscitori della tecnologia e spesso abilissimi professionisti della sicurezza, l’industria secondo l’ateneo di Dundee ha bisogno ora di qualcosa di diverso , di “sistematizzato” e non casuale.
Nato il corso, volano le polemiche: c’è chi ritiene errato che sia pubblicamente insegnato come “violare sistemi informatici” o “aggirare firewall”. Ma da Dundee si risponde che “come la polizia addestra i propri detective a pensare come dei criminali per poi poter contrastare i veri delinquenti, allo stesso modo un amministratore di sistema deve essere in grado di riconoscere un tentativo di violazione e quindi di bloccarlo, impedendo che arrechi danni sensibili all’azienda”.
Per rispondere però alle preoccupazioni, la Albertay ha spiegato che i propri corsi saranno articolati “a livelli” e consentiranno di acquisire via via maggiori conoscenze solo a chi si impegnerà davvero. I docenti, poi, saranno in qualche modo chiamati a “garantire” la integrità morale degli alunni.
Questo modo di “seguire” gli studenti è evidentemente molto british. Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, negli Stati Uniti e in Virginia in particolare, nelle scorse ore sono state adottate nuove forme di monitoraggio per gli studenti. Dal primo luglio le Università dovranno fornire alle autorità i dati personali, i codici di sicurezza e altre importanti informazioni riguardanti gli studenti. In questo modo, secondo la polizia, potranno essere perseguiti coloro che si trovassero in possesso di dati proibiti quali materiale pedo-pornografico, mp3 illegali e film piratati.
Oltre alle polemiche sulla violazione della privacy, ne sono sorte delle altre riguardanti la sicurezza degli archivi in cui verranno poi immagazzinati questi dati. Infatti, alla luce dei frequenti furti e/o smarrimenti di database importanti, i cittadini sono molto restii dall’affidare le proprie identità a terzi, fossero anche le forze dell’ordine.
Giorgio Pontico