Il team al lavoro sull’applicazione Duolingo ha eliminato qualsiasi riferimento LGBTQ+ dalla versione disponibile in Russia. È l’effetto di un ordine imposto dal Roskomnadzor, il servizio federale che, nel paese, vigila sulle comunicazioni e sull’informazione. Lo ha riportato il canale ufficiale Telegram dell’agenzia di stato TASS.
Niente riferimenti LGBTQ+ in Russia per Duolingo
Una mossa forzata, dopo che Mosca ha definito relazioni sessuali non tradizionali
quelle che non coinvolgono un uomo e una donna, classificando qualsiasi contenuto inerente a questo tipo di rapporti come estremista
ed etichettando come terrorista chiunque li appoggi.
Lo stesso presidente Vladimir Putin si è più volte pronunciato sulla questione, affermando che la propaganda
della comunità colpita e il sostegno fornitole dall’opinione pubblica sono segni evidente della decadenza morale nei paesi occidentali.
Un portavoce di Duolingo ha affidato a Reuters la posizione ufficiale dell’azienda su quanto accaduto, motivando la decisione di sottostare all’imposizione pur di non abbandonare la Russia e i suoi utenti. La riportiamo di seguito in forma tradotta.
Sosteniamo i diritti LGBTQ+ e crediamo nella normalizzazione della rappresentazione LGBTQ+ all’interno dei nostri contenuti. Sfortunatamente, le leggi locali ci proibiscono di includere alcuni contenuti in Russia. La missione di Duolingo è quella di espandere l’accesso a un’educazione di qualità, in tutto il mondo, e siamo impegnati nel mantenere l’accesso al nostro prodotto ovunque sia legale farlo.
La legge approvata lo scorso anno nel paese prevede pesanti sanzioni per chiunque ritenuto in violazione delle norme contro la propaganda LGBTQ+. Ne sono interessate anche le piattaforme per la distribuzione dei contenuti online.
In particolare, nel caso di Duolingo, l’applicazione è finita sotto la lente d’ingrandimento del Roskomnadzor nel mese di febbraio, in seguito alle segnalazioni giunte da genitori preoccupati per la natura degli argomenti trattati nelle lezioni per imparare le lingue. L’ordine di rimozione è stato comunicato il 10 aprile.