Se RIAA, MPAA e compagnia bella sono nate per rappresentare e difendere i diritti dei soci nell’ambito dell’industria multimediale e denunciare appassionati online, Copyright Alliance ha il mandato per andare oltre .
L’associazione, guidata da Patrick Ross e supportata da 46 membri di primo piano nell’industria come Time Warner, News Corp., Walt Disney, Viacom, Microsoft e le stesse RIAA ed MPA(A), è scesa direttamente in campo contro la società di broadcasting via cavo Cablevision, accusata di infrazione di copyright per il sistema di Remote Storage DVR offerto agli abbonati.
Il servizio, che permette di registrare le trasmissioni televisive come un tradizionale DVR ma salva i contenuti in remoto, era stato dichiarato illegale nel marzo del 2007, sentenza poi ribaltata dalla corte di appello che aveva stabilito la legittimità della copia personale sia che questa venisse eseguita il locale che in remoto come nel caso di Cablevision.
Arrivando ai giorni nostri, la vicenda dovrebbe ora finire all’attenzione della Corte Suprema degli Stati Uniti e, in vista di una decisione che potrebbe influenzare enormemente l’intero mercato dei DVR e degli operatori via cavo , rimettendo persino in gioco quanto dato per scontato con le attuali normative sul copyright nel mirino del neo-presidente eletto Barack Obama, Copyright Alliance gioca d’anticipo tentando di perorare la propria causa del “copyright a tutti i costi” per mezzo di un amicus brief presentato alla stessa Corte Suprema.
Per la prima volta nella sua storia, la super-lobby del diritto d’autore entra in gioco in maniera diretta in un caso legale che, nella stessa opinione espressa dal documento, può rappresentare un punto di non ritorno per l’industria dei contenuti e le normative a difesa della proprietà intellettuale. Copyright Alliance lo considera naturalmente un pericolo “dannoso per la salute del nostro copyright”, Cablevision e gli altri operatori via cavo sono probabilmente di un avviso completamente diverso.
A margine è interessante notare come a scagliarsi contro la sacralità del copyright sia anche Ashwin Navin, presidente dimissionario di BitTorrent Corp. che in una intervista a TorrentFreak esprime in maniera piuttosto chiara (e finalmente libera dai vincoli di appartenenza all’azienda BT) la sua idea del file sharing e della condivisione online come strumenti ideali per premiare la qualità dei contenuti piuttosto che liquidarli, come nei palazzi dell’industria sono soliti fare, come “pirateria” di materiale illegale.
“In maniera indiretta – sentenzia Navin – questi strumenti costringono l’industria a rendersi conto del fatto che non c’è più scarsità o limitazione alla distribuzione che impedisca alle persone di esprimersi. Chiunque può parlare al mondo in qualsiasi formato, senza filtri. La libertà di parola non è mai stata tanto disponibile per le masse. Il modo in cui queste grandi corporazioni risponderanno a questa conquista fondamentale potrà portare benefici a molti, molti milioni di persone, siano essi creatori o consumatori”.
Alfonso Maruccia