Se venisse confermato come autentico, il documento pubblicato nelle scorse ore da Wikileaks si potrebbe trasformare in una mina vagante per i sostenitori dei diritti digitali. Secondo le informazioni diffuse dal celebre sito di full disclosure , USA, UE, Svizzera, Corea, Giappone, Messico e Nuova Zelanda starebbero lavorando ad un accordo internazionale per ridefinire il concetto stesso di pirateria e di azione legale per combatterla . Che potrebbe trasformare il problema della contraffazione in una caccia alle streghe senza quartiere.
Si tratta evidentemente solo di una bozza ma sono i suoi contenuti a suscitare attenzione: vengono descritti i passi necessari a rilanciare e rendere davvero efficace la lotta alla contraffazione e alla violazione del diritto d’autore. Si va dall’inasprimento delle pene (con l’introduzione di reati) per chi si renda responsabile di queste violazioni anche in assenza di guadagno personale, fino alla creazione di una forza di controllo internazionale , composta da organi pubblici mescolati a personale privato, con il diritto di valutare, sondare, sequestrare materiale e perseguire ogni tipo di infrazione vera o presunta .
Questo esercito dell’antipirateria sarebbe composto da “consulenti pubblici o privati ed esperti delle forze dell’ordine”, ed i suoi compiti spazierebbero dalla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui rischi e i danni legati alla contraffazione, alla coordinazione internazionale degli sforzi in questo settore, nonché alla ricerca e alla distruzione del materiale pirata e delle infrastrutture utilizzate dai contraffattori per realizzarlo.
Nel documento, poi, si fa esplicito riferimento alla pirateria su Internet, e il pensiero corre subito a The Pirate Bay , sebbene si parli anche di controlli alle frontiere : non solo si dovrebbe procedere ex officio alla istruzione di una indagine in caso di sospetta violazione (al contrario del quadro normativo attuale, che prevede una denuncia del detentore per aprirne una), ma se il detentore dei diritti su un contenuto dovesse giudicare la produzione altrui lesiva del proprio interesse potrebbe chiederne il blocco all’importazione preventivo , fino all’accertamento del dolo.
Spazio poi alle perquisizioni anche senza un capo di imputazione diretto, ad una più lauta compensazione per i detentori dei diritti in caso di violazione, e alla collaborazione con i provider (ISP): questi ultimi, in particolare, diverrebbero veri e propri collaboratori della giustizia, dovendo fornire, a richiesta, le generalità dei presunti trasgressori e collaborare alla messa in pratica di un effettivo filtro per debellare “la circonvenzione delle misure di sicurezza utilizzate dai detentori di diritti”.
Se la proposta si trasformerà in una bozza di accordo e in un successivo patto tra le nazioni coinvolte, si scoprirà il prossimo luglio ad un previsto summit dei G8. Sarà quella la sede nella quale la proposta dovrebbe venire presentata pubblicamente, nella quale si dovrebbe cominciare a discuterne sul serio i termini di validità e di applicazione. Nel documento si fa menzione di condizioni particolari per facilitare l’adesione dei paesi in via di sviluppo , ma è indubbio che di fronte ad una massiccia campagna mondiale del tipo descritto, le nazioni più piccole non potrebbero fare altro che accondiscendere alle richieste di quelle più grandi per evitare eventuali ritorsioni economiche.
Luca Annunziata