Non contenti di aver risposto in lungo e in largo alle accuse di Google sul presunto “furto di click” operato dalla barra di ricerca di Bing per Internet Explorer, quelli di Microsoft continuano a ribadire il punto accusando a loro volta Google di voler portare avanti una vera e propria truffa pur di danneggiare l’immagine del motore concorrente .
Dopo l’intervento di Harry Shum, il primo ad aver subito l’accusa di “click-theft” faccia a faccia con Matt Cutts di Google durante la manifestazione Farsight 2011 , un altro vicepresidente di Microsoft torna sulla questione riaffermando l’estraneità di Redmond ai fatti ascrittigli da Mountain View.
“Noi non copiano i risultati da nessuno dei nostri concorrenti. Punto. Fine”, scrive Yusuf Mehdi, rimarcando come “alcune delle migliori menti del mondo” siano al lavoro sul motore di ricerca Bing: accusarle di fare un banale copia e incolla sul lavoro altrui è semplicemente “insultante”.
Dice la sua sulla questione anche il direttore del progetto Bing Stefan Weitz, nella cui opinione le “indagini” di Google sono un banale – ancorché riuscito – “sotterfugio” che non prende volutamente in considerazione la complessità degli algoritmi di ranking adottati dall’engine Microsoft – e da qualsiasi altro motore di ricerca sul web.
Dei termini “fasulli” studiati da Google per scovare il presunto furto di click a opera di Bing, dice Weitz, il 93 per cento non ha restituito risultati identici come invece avrebbe dovuto se Microsoft avesse davvero copiato pedissequamente i click degli utenti come sostiene Mountain View.
Alla perplessità di Weitz fa da contraltare l’opinione – ancora più forte – di Mehdi, il quale paragona le azioni di Google a quelle degli spammer interessati a manipolare i risultati delle ricerche sul web per migliorare il ranking dei siti spazzatura. Quella di Google è una vera e propria “click fraud”, sostiene Mehdi, un’azione scomposta da parte di un concorrente che comincia a sentire il fiato sul collo dei miglioramenti di Bing.
Alfonso Maruccia