La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) non può imporre alle Big Tech obblighi aggiuntivi, oltre a quelli previsti dalla direttiva sul commercio elettronico. I giudici hanno quindi dato ragione a Google, Amazon, Airbnb, Expedia e Vacation Rentals che avevano presentato ricorso al TAR del Lazio.
Nessuna iscrizione al ROC
I fornitori dei servizi di intermediazione e dei motori di ricerca sono obbligati ad effettuare l’iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) tenuto da AGCOM. Inoltre devono comunicare diverse informazioni societarie e versare un contributo per coprire i costi amministrativi. In caso di inadempienza è prevista una sanzione.
Google, Amazon, Airbnb, Expedia e Vacation Rentals hanno presentato un ricorso al TAR del Lazio per chiedere l’annullamento dei provvedimenti dell’autorità che hanno imposto tali obblighi. Le cinque società ritengono che il diritto italiano non può imporre loro altri requisiti per l’accesso ad un’attività di servizi della società dell’informazione.
I giudici amministrativi hanno quindi chiesto un parere alla Corte di Giustizia dell’Unione europea che, a fine maggio, ha dato ragione alle cinque aziende. In base all’art. 3 della direttiva sul commercio elettronico (2000/31) spetta allo Stato membro di origine della società disciplinare la prestazione dei servizi offerti. Gli Stati membri di destinazione non devono limitare la libera prestazione di tali servizi.
L’Italia non può quindi imporre ai fornitori di tali servizi obblighi supplementari che non sono previsti nello Stato membro in cui sono stabiliti. L’iscrizione al ROC di AGCOM, la comunicazione di informazioni dettagliate sull’organizzazione societaria e il versamento del contributo economico non rientrano tra le eccezioni previste dalla direttiva 2000/31. Il TAR del Lazio dovrà ora decidere sulla base del parere della CGUE.