Le immagini radar raccolte dai satelliti della costellazione COSMO-Skymed uniti all’interfaccia creata da Mountain View: per realizzare quei servizi GIS (ovvero servizi informativi geografici) che da molti anni sono il desiderata di aziende e privati, ma soprattutto delle pubbliche amministrazioni. La svolta, secondo e-Geos (partnership tra Finmeccanica e Agenzia Spaziale Italiana) e Google, è l’accordo appena siglato e pubblicizzato con apposito convegno nella Capitale: con Google Earth Enterprise , ovvero la versione a pagamento del software già ampiamente conosciuto, unito ai dati in costante aggiornamento disponibili anche a richiesta, tutti o quasi tutti i potenziali utenti di questi servizi dovrebbero essere in grado di usufruirne al meglio.
Il problema ha spiegato ai giornalisti Ed Parsons , ovvero il geospatial technologist di Google, è la fruibilità dei dati: le informazioni che sono in ballo non sono di per sé nuove o dirompenti, sebbene nel corso degli anni le tecniche di ripresa radar si siano evolute e oggi siano in grado di offrire risoluzioni di 10 centimetri, ma fino a oggi sono rimaste confinate nel recinto dei più esperti addetti ai lavori a causa della difficoltà di consultazione. Ogni servizio, ogni banca dati ha la sua peculiare indicizzazione e strumento di visualizzazione, solo chi aveva comprensione del servizio e delle tecnologie impiegate riusciva a districarsi.
Google Earth, al contrario, è un software pensato per la fruizione su larga scala di immagini provenienti dal satellite : gira su molte piattaforme, con alcuni plugin può essere integrato anche su web (come accade in certa misura con Google Maps), è facile da utilizzare e familiare a molti utenti. Non a caso Marcello Maranesi , CEO di e-Geos, sfodera l’esempio di RFI : ovvero uno dei primi clienti di questa nuova partnership, che ha già avviato l’introduzione di un software destinato ai propri dipendenti che consente di visualizzare le informazioni sulla propria rete ferroviaria abbinate alle mappe. In questo modo, ha spiegato Maranesi, il numero di dipendenti RFI che ha avuto accesso alle informazioni della rete è cresciuto significativamente.
I servizi GIS dunque sono un ottimo strumento per consentire la visualizzazione intuitiva e su vasta scala di grossi database messi in relazione con informazioni geografiche. Ma ci sono anche altre possibilità: Sanjay Patel , responsabile del business geografico di Google in Europa, cita ad esempio i Lloyd’s (arcifamosa organizzazione del campo assicurativo), che proprio su Google Earth si appoggiano per ottenere informazioni utili alla valutazione dei rischi per formulare ai propri clienti offerte relative alle coperture. Progetti analoghi, aggiunge Maranesi, sono stati avviati anche in Italia: con i satelliti Skymed si riescono a ottenere immagini in poche ore, e si possono effettuare anche più passaggi al giorno, in modo da poter raccogliere in tempo reale informazioni sull’evolversi di avvenimenti naturali o artificiali.
Passando dal privato al pubblico, ad esempio, in caso di alluvioni o terremoti le immagini satellitari possono fornire un valido supporto (ad esempio alla Protezione Civile ) per ricostruire a distanza la miglior strategia di intervento basandosi sulla effettiva situazione sul territorio. Oppure, a priori o a posteriori, per valutare i rischi e i punti critici da tenere sotto controllo (uno su tutti: il rischio idro-geologico). Ma anche il turismo è tra le possibili aree appetibili.
Il risultato, stando a quanto mostrato in conferenza stampa, appare interessante: le immagini provenienti dal Golfo del Messico, con la macchina di petrolio che si allunga verso le coste della Louisiana , sembrano anche all’occhio del profano un buon appoggio per le valutazioni di una forza di intervento governativa. Allo stesso modo, la demo proposta per il software RFI ha mostrato un’interfaccia analoga a quella straconosciuta di Google Maps, con in più un layer costituito dalle informazioni sulla rete ferroviaria piuttosto chiaro poiché abbinato ai riferimenti geografici puntuali.
L’unico aspetto eventualmente problematico è quello relativo al costo di questi servizi. Secondo Maranesi, non si tratterebbe in ogni caso di valori proibitivi: tra i 70 e i 90mila euro è il prezzo stimato per una soluzione “in house”, ovvero con l’acquisto da parte del cliente del software di Google e dell’hardware necessario a farlo girare, più il supporto di e-Geos per la formattazione e l’inserimento nel sistema dei dati forniti dal cliente (resta fuori la connettività necessaria per erogare il servizio in remoto). In alternativa, per le aziende o gli enti pubblici più piccoli, è possibile anche optare per l’hosting: in questo caso sarà e-Geos a ospitare le informazioni del cliente sui propri server, con costi ovviamente scalabili in base al tipo di utilizzo e il numero di utenti che accedano al servizio.
Restano validi gli stessi distinguo già fatti in precedenza per servizi, simili ma non analoghi (non foss’altro per la portata del numero di entità potenzialmente coinvolte), della concorrenza : a meno di privati medio-grandi, che in Italia non abbondano in percentuale, difficile pensare che PMI e amministrazioni locali si avvicinino a questo tipo di soluzioni , o che addirittura richiedano immagini aggiuntive da satellite per integrare i propri dati. Ma, come nel caso di IBM, la vocazione internazionale di Finmeccanica potrebbe garantire alla tecnologia una buona audience all’estero.