Roma – No, le associazioni cattoliche non ci stanno e vogliono che il disegno di legge contro la pornografia infantile che il Senato sta esaminando venga reso molto più severo di quanto non sia ora, dopo l’approvazione da parte della Camera. E la questione tira direttamente in ballo non solo gli abusi sui minori ma anche la realizzazione di immagini al computer , la libertà di pensiero e via dicendo.
L’atto in questione è il 3503 , progetto legislativo di iniziativa governativa, in particolare del ministro Stefania Prestigiacomo, che è stato ampiamente criticato da illustri giuristi nonostante alcune correzioni dell’ultimo minuto, alla Camera, abbiano cancellato dal testo la punibilità della cosiddetta pedopornografia apparente che il Governo aveva invece inizialmente proposto.
Ad essere prese di mira dai cattolici sono in particolare le disposizioni dell’articolo 4 del testo che, in sostanza, prevede delle eccezioni di non punibilità , in particolare quando il materiale prodotto riguardi sì un minorenne (“che abbia raggiunto l’età del consenso sessuale”) ma sia materiale che rimane nella esclusiva disponibilità del minore stesso.
“Non è altresì punibile – continua il testo – il minorenne che produce o detiene il materiale pornografico” che riguarda proprie attività sessuali anche con minori sopra i 13 anni, a patto che la differenza di età tra i soggetti non sia superiore a tre anni”.
Ma ai cattolici non sembra andare giù in particolare la disposizione che riduce le pene (e non le elimina) per chi dovesse creare materiale pornografico sfruttando “immagini virtuali” che siano “realizzate utilizzando immagini di minori degli anni diciotto o parti di esse”. Per “immagini virtuali”, spiega il provvedimento “si intendono immagini realizzate con tecniche di elaborazione grafica non associate in tutto o in parte a situazioni reali, la cui qualità di rappresentazione fa apparire come vere situazioni non reali” .
A ritenere insufficienti le misure del provvedimento sono in particolare quelli del Copercom , il “coordinamento delle associazioni per la comunicazione”, che in una nota sostengono che vi sia “il rischio che la pedopornografia, cacciata dalla porta dal disegno di legge all’esame del Parlamento, rientri dalla finestra a causa di alcune norme previste per i casi di non punibilità”.
Stando a Franco Mugerli, presidente di Copercom, “se queste norme venissero confermate, non sarebbe infatti punibile il pedofilo adulto quando produce materiale pornografico che rappresenta un minore quattordicenne, se tale materiale viene realizzato con il consenso del minore e se rimane nell’esclusiva disponibilità dello stesso”. Secondo Mugerli “non deve passare la volontà di rendere in qualche modo impunibile l’adulto quando produce materiale pedopornografico coinvolgendo un minore”.
Sulla stessa linea anche la WECA , l’associazione dei webmaster cattolici, che sottoscrive quanto dichiarato da Murgerli e tramite il presidente Franco Mazza, esponente delle gerarchie vaticane, intende sollecitare – si legge in una nota – “a predisporre un chiaro e puntuale riferimento normativo in grado di opporsi in maniera efficace e di frenare quelle subdole iniziative che, per evidenti motivazioni economiche e/o giustificate da una presunta e infondata difesa della libertà dell’adulto, spingono alla diffusione e all’ampliamento dell’offerta pornografica nel più ampio spazio della tecnologia digitale”.
A contestare quella che viene giudicata una mano morbida sono anche quelli del Forum delle associazioni familiari , secondo cui “è incomprensibile come su una materia che dovrebbe suscitare l’impegno unanime di tutti, qualcuno abbia potuto avere dei cedimenti di questa portata e sia arrivato anche solo ad ipotizzare un allargamento delle fasce di non punibilità”.