Aprirà i battenti a fine maggio l’edizione 2010 di e-privacy, il convegno dedicato alle principali problematiche legate alla tutela dei dati personali nell’attuale era digitale. Una serie di incontri che si terranno a Palazzo Vecchio, a Firenze, il cui filo conduttore sarà una vasta riflessione su deanonimizzazione e censura online .
E proprio per costruire il tessuto teorico-pratico di questa stessa riflessione, il comitato degli organizzatori di e-privacy 2010 ha recentemente aperto una call for paper formale, che si chiuderà in data 9 aprile. Ad aleggiare su questa chiamata al dibattito una domanda poco ottimista: che si abbia commesso uno sbaglio?
“Purtroppo, recenti progressi nelle tecniche di incrocio dei dati personali, ben riassunte nel recente documento di Paul Ohm – si legge sul sito del Progetto Winston Smith (PWS) – hanno non scosso, ma abbattuto completamente l’edificio tecnico-normativo della legge 196/2003, che considera l’anonimizzazione la più sofisticata barriera eretta a difesa dei dati personali e sensibili”.
Nella sua analisi, pubblicata lo scorso agosto per conto del dipartimento di studi legali dell’Università del Colorado, Paul Ohm aveva sottolineato quanto fosse incredibilmente semplice deanonimizzare dati personali normalmente ritenuti protetti. Protezione che avrebbe vacillato a causa di un fondamentale abbaglio, nell’affidare alla privacy un ruolo troppo forte per il suo stato effettivo dell’arte.
“Nel mondo reale – ha continuato il testo del call for paper per e-privacy 2010 – tecniche sempre più sofisticate di analisi dei dati rendono non solo possibile, ma anche economico, costruire banche dati globali di dati personali, reti di relazioni e profili personali. Si tratta di una raccolta ottenuta non violando banche dati superprotette, ma semplicemente assemblando e fondendo archivi del tutto leciti, facilmente disponibili ed apparentemente abbastanza innocui”.
Una protezione che, secondo il comitato organizzatore dell’evento fiorentino, si dimostra essere essenziale soprattutto in regimi a basso livello democratico , come avrebbero mostrato chiaramente le vicende di Cina, Iran e Myanmar. Paesi che proprio recentemente sono entrati nuovamente nella lista dei nemici di Internet stilata dal Reporters Sans Frontieres (RSF). Ma anche una protezione che gradualmente diventa necessaria per gli utenti occidentali, che “si trovano o limitati nell’uso della Rete o spinti ad esercitare i loro diritti in recinti che possono essere e sono completamente monitorati e tracciati”.
Mauro Vecchio