L’uomo ha creato sulla Terra, solo nel 2014, una montagna di 42 milioni di tonnellate costituita da dispositivi e componenti elettronici abbandonati .
A mettere in evidenza il pericoloso nuovo record è l’ ultimo rapporto dell’Università delle Nazioni Unite, che ha analizzato quanti rifiuti elettronici producono ogni anno le diverse aree del mondo: in gran parte si tratta di rottami di vecchi microonde, lavastoviglie e lavatrici e nel 7 per cento dei casi di vecchi cellulari, calcolatrici, PC e stampanti.
In generale si tratta di elettrodomestici abbandonati che solo nel 16 per cento dei casi raggiungono, con il loro bagaglio di composti chimici pericolosi, centri appositi di riciclaggio .
Queste dinamiche sorprendono anche per la miopia: tali rifiuti valgono , teoricamente, circa 52 miliardi di dollari (se riciclati) e nel mucchio vi sono 300 tonnellate circa di oro (circa l’11 per cento della produzione mondiale del 2013): per questo l’ONU parla di “miniere urbane”, riserva potenziale di materiali riciclabili.
Mentre nel 2010 l’accento dello Studio dell’ONU era stato posto sulla situazione dei paesi emergenti e in via di sviluppo, dove le contraddizioni del nuovo capitalismo su un tessuto sociale in divenire ed in mancanza di normative ad hoc rischiavano di veder trasformati quei paesi in discariche a cielo aperto, con conseguenti emergenze ambientali e sanitarie, ora l’attenzione è posta sul pericoloso trend assunto dal Pianeta e nei paesi sviluppati: nel 2013 l’e-waste arrivava a 39,8 milioni di tonnellate e per il 2018 si calcola che toccherà quota 50 milioni.
A preoccupare è poi nello specifico il fatto che a primeggiare in questa classifica di sprechi siano paesi conosciuti per l’attenzione alle questioni ecologiche e con numerose normative sull’argomento. A creare la maggior quantità di e-waste pro capite sono infatti la Norvegia (28,4 chilogrammi a persona), la Svizzera (26,3), l’Islanda (26,1) e la Danimarca (24 kg). Seguono la Gran Bretagna, l’Olanda, la Svezia, la Francia, gli Stati Uniti e l’Austria. L’Italia produce invece 17,6 kg di RAEE a persona.
A livello di dati aggregati, naturalmente, i peggior danni li fanno comunque Stati Uniti e Cina, che insieme danno origine al 32 per cento del totale dei rifiuti mondiali.
Claudio Tamburrino