All’inizio sembrava che non fosse poi una situazione così complicata, ma le cose sono andate peggiorando con il passare dei mesi. E alla fine, a Electronic Arts non è rimasto che guardare in faccia alla realtà e operare dei tagli drastici : che spostano in avanti la data di uscita di titoli molto attesi, e soprattutto che spediscono a casa una fetta importante dei suoi dipendenti.
A novembre EA si dichiarava tranquilla, e prospettava al massimo sessanta licenziamenti: una mossa da giocare in anticipo per risparmiare qualche soldino e tenere in ordine le cose in azienda, niente di più. Ma poi le vendite non devono essere andate così bene a natale , visto che i risultati presentati per il trimestre chiusosi il 31 dicembre hanno fatto registrare una crescita pressoché piatta del fatturato e gettato le basi per una gestione molto complessa dei conti nel prossimo futuro.
Nel complesso, le entrate del produttore di videogame si sono assestate su 1,74 miliardi di dollari (1,35 miliardi di euro). Un valore quasi identico allo scorso anno: fatti i dovuti conti, tutto questo si trasforma in una perdita di 641 milioni di dollari nel trimestre, pari a 2 dollari ad azione, e le cose non andranno meglio alla fine dell’anno fiscale. Per allora si prevede di chiudere con un fatturato di 4,1 miliardi di dollari (3,2 miliardi di euro) e un dividendo negativo di 35 centesimi ad azione: entrambi valori ben al di sotto delle stime degli analisti.
Non resta dunque che procedere ad una massiccia ristrutturazione aziendale, che manderà a casa 1.100 dipendenti – garantendo un risparmio di circa 65-75 milioni di dollari grazie alla chiusura di 12 diverse strutture – e causerà lo slittamento nell’uscita di titoli come The Sims 3 . EA ha fatto anche sapere che, in futuro, porrà maggiore attenzione allo sviluppo di titoli per la console Nintendo Wii.
Non è andata molto bene neppure a Panasonic , che dopo il cambio di nome ora deve affrontare uno dei peggiori bilanci della propria storia: a pesare sulle casse del gigante giapponese il calo della domanda dovuto alla crisi economica mondiale. Solo nell’ultimo trimestre la perdita registrata è stata di 710 milioni di dollari (552 milioni di euro), ma con una proiezione del passivo per la chiusura dell’anno fiscale di 4,25 miliardi di dollari (3,3 miliardi di euro). Nel totale, in ogni caso, vanno anche conteggiate le spese sostenute per l’acquisizione nel 2008 di Sanyo.
Cifre che comunque rimangono importanti e che costringono Panasonic a tagliare almeno 15mila posti di lavoro , metà dei quali in Giappone. Ad essere interessate saranno soprattutto alcune fabbriche nel paese del Sol Levante, che da sole varranno la metà dei tagli promessi. Paradossalmente, alla ex-Matsushita è andata peggio che a Sony : quest’ultima, sebbene avesse annunciato nei giorni scorsi un calo del 95 per cento nel fatturato rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, per la fine dell’anno fiscale si augura di riuscire a contenere le perdite un filo sotto i 3 miliardi di dollari . Sarà la prima volta in 14 anni che Sony farà registrare un bilancio in rosso.
Luca Annunziata