A deciderlo , una corte d’appello di New York: eBay, la nota casa d’aste online, non è responsabile della merce contraffatta che passa tra le sue bancarelle virtuali. eBay non è cioè responsabile delle imitazioni dei grandi marchi come Tiffany & Co , almeno fino a quando si impegni a rimuovere le liste di prodotti contraffatti una volta identificati come tali.
Il giudice della Grande Mela ha così confermato una sentenza dell’anno 2008, in cui era stato stabilito che l’onere di proteggere il marchio spettasse solo ed esclusivamente a Tiffany . Che eBay fosse un semplice intermediario , non responsabile dei commerci avvenuti sulla propria piattaforma online.
E la sentenza del 2008 aveva risposto alle precedenti accuse dello stesso gioielliere statunitense, che due anni prima aveva accusato eBay di connivenza mascherata da neutralità. Il noto sito d’aste si era macchiato, secondo i legali di Tiffany, di pubblicità a favore di monili non affatto originali .
Il giudice di primo grado aveva inoltre stabilito che non vi fosse alcuna violazione del trademark legato a Tiffany da parte di eBay. Dal momento che l’inclusione di prodotti contraffatti nelle sue liste non costituirebbe una violazione diretta.
“Non è stata eBay a vendere prodotti contraffatti del marchio Tiffany – ha sottolineato ora il giudice d’appello – A farlo sono stati gli imitatori. È per questo, in parte, che arrivo alla conclusione che il sito non ha violato il marchio Tiffany”.
Particolarmente amareggiato, il CEO di Tiffany Michael J. Kowalski: “eBay era al corrente del commercio di prodotti contraffatti sul suo sito e non ha fatto assolutamente nulla per fermarlo. eBay non ha fatto altro che ingannare i suoi clienti per il puro guadagno e, sfortunatamente, la corte oggi ha giustificato le sue azioni. Oggi, a perdere davvero è il consumatore”.
Di tutt’altro tenore le dichiarazioni di Michael Jacobson, general counsel di eBay. Si tratterebbe di una sentenza molto importante e di una vittoria per i consumatori online alla ricerca dei prezzi migliori. Ma anche di una decisione che conferma il ruolo del sito d’aste nella lotta alla contraffazione per la creazione di un mercato costruito sulla fiducia e sulla reputazione. Intanto, Tiffany ha confermato che si rivolverà presto alla Corte Suprema.
Mauro Vecchio