Qualcuno ne parla come di un evento decisivo e di certo la decisione del giudice distrettuale di New York David Trager farà parlare: il magistrato ha dato il via libera ad un accertamento sulla congruità delle richieste di risarcimento che le major hanno avanzato nel caso intentato contro un utente di sistemi di file sharing, Marie Lindor, secondo la quale una richiesta di 750 dollari per ciascun brano condiviso “è eccessiva”.
Una visione, questa, che sembra condivisa dal magistrato, secondo cui “le richieste dell’accusa sono incostituzionalmente eccessive e sproporzionate rispetto a un qualsiasi danno che possono aver subito”. Nella sua decisione spiega che il denaro richiesto è pari a 1.071 volte i danni subiti , calcolati in 70 centesimi a pezzo.
Il caso Lindor , che contrappone Universal Music Group a Lindor, è particolarmente interessante come segnala Ars Technica anche perché a difendere la cittadina newyorkese è Ray Beckerman, ovvero il gestore di Recording Industry against The People , un blog che indaga da tempo sulle mosse delle major e che racconta la vicenda passo passo.
Non è dunque un caso se, nella propria difesa, Lindor ipotizza che RIAA sia impegnata in azioni che violano le leggi antitrust e, in particolare, abbia attivato “una cospirazione (leggi: associazione, ndr.) per occupare i tribunali degli Stati Uniti, avanzando cause contro persone che non sanno se hanno violato il diritto d’autore nonché proponendo accuse false e infondate secondo cui chi si difende ha violato il diritto d’autore”.
La decisione del giudice di mandare avanti l’accertamento dei danni è tanto più significativa perché l’industria, nota BetaNews , dovrà ora fornire una serie di materiali sui prezzi dei download musicali, “documenti che potrebbero per la prima volta consentire di dare un occhio a quanti soldi l’industria musicale sta facendo con la musica in Internet”.