In un interessante articolo apparso oggi su Punto Informatico ( Contrappunti/ Il? Popolo? Della? Rete? ), Massimo Mantellini fa giustamente notare come sia poco realistico pensare di influenzare, sia pur in minima misura, il comportamento dei nostri politici facendo uso di promesse o di minacce elettorali come quella presentata dal nostro Partito Pirata (vedi: Lettera aperta ai candidati alle politiche 2008 , apparso su Punto Informatico di oggi).
Come Vice-Presidente del Partito Pirata, credo di poter spiegare le ragioni di questo nostro comportamento, apparentemente utopistico ed irrazionale.
Il Popolo della Rete esiste ancora
Secondo le statistiche, il “ramo” italiano di Internet conta attualmente circa 19 milioni di utenti. Sempre secondo le statistiche, l’utente “tipico” italiano usa Internet Explorer 4.0 e Outlook Express su un vecchio PC Windows 2000 che contiene qualche centinaio di virus e worm di vario tipo. Per sua stessa ammissione, questo utente non fa nulla di importante sul PC e quindi non fa i backup. Non compra gli antivirus e sopravvive “congiungendo” una versione “try-out” di Norton Antivirus con una analoga versione di McAfee. Naturalmente, questo è il tipo di utente che perde la tesi di laurea, già pronta per la stampa, insieme a tutto il resto quando l’hard disk lo abbandona. Questo “utente tipico” è anche il tipo di persona che si ritrova con il PC inutilizzabile, proprio quando gli serve, a causa di un virus del 1994. Dovrebbe essere chiaro a tutti che questo NON è il Popolo della Rete. Questo “Popolo” è semplicemente popolo , con tutto quello che ne consegue.
Il Popolo della Rete è formato, prima di tutto, da circa 100.000 operatori professionali che amministrano server e reti, creano siti web e si occupano di comunicazione e marketing. Al giorno d’oggi, infatti, lavora su Internet più gente di quanta ne lavori in FIAT. Oltre a questi, il Popolo della Rete è formato da circa tre milioni di persone che sono clienti di questi operatori professionali. Questi clienti sono piccoli e grandi imprenditori, liberi professionisti, negozianti, ristoratori e operatori di molti altri settori. Tutta questa gente (circa il 5% della popolazione italiana e circa il 10% della popolazione attiva) dipende da Internet per il proprio lavoro e per il proprio reddito. Se Internet non va come dovrebbe, questa gente non va in ferie, non paga il mutuo e non cambia automobile. A questa non trascurabile percentuale della popolazione, si aggiungono circa altri tre milioni di persone che “hanno capito Internet” e che la sfruttano come utile strumento di aggregazione sociale. Quest’ultima tipologia di persone è quella che la politica la fa in prima persona, sulle barricate. Questi sono gli “opinion leader” che i politici cercano di conquistare. In buona sostanza, quando parliamo del Popolo della Rete stiamo parlando di circa il 10% della popolazione complessiva, di circa il 20% della popolazione “attiva” (che lavora), di gran parte della “classe dirigente” e, soprattutto, stiamo parlando di oltre la metà della gente che produce “impresa” e “opportunità di lavoro”. Tutto questo senza contare la Pubblica Amministrazione.
Questa “gente” usa spesso Thunderbird (spesso con Enigmail e GPG) o Eudora, usa Firefox, usa OpenOffice, usa Jabber, usa BitTorrent e varie altre diavolerie. Questa gente ha da 3 a 12 indirizzi di posta, di cui almeno uno di Gmail, e sa usare la posta cifrata. Questa gente usa abitualmente un sistema di Home banking o di Online Trading. Questa gente fa i backup (spesso online, “abusando” degli spazi FTP gratuiti destinati ai siti web) perché fa delle cose importanti con i PC e con Internet. Questa gente compra gli antivirus e li tiene aggiornati o, più spesso, non usa Windows per non avere problemi di virus. Non è raro che queste persone abbiano un loro sito web (non un blog gratuito) ospitato da un server esterno (da 5 a 10 US$ al mese). Non è nemmeno raro che queste persone se lo installino e se lo gestiscano da soli il server LAMP che è necessario per creare un sito web. Dovrebbe essere chiaro a chiunque che questa gente NON è la stessa di cui parlano le statistiche “globali”. Questa gente rappresenta il cuore pulsante del paese e, in buona misura, anche il suo sistema nervoso.
Il Popolo della Rete, quindi, esiste ancora ed è ancora facilmente riconoscibile dal resto della “massa” di Internauti occasionali.
Il Popolo della Rete conta ancora qualcosa, anche politicamente
Il più grosso partito italiano, che è Forza Italia, può contare su circa il 40% dell’elettorato, seguito dal PD che può contare su circa il 34%. Poco, troppo poco per governare da soli. Di conseguenza, le due coalizioni stanno tentando “accoppiamenti” al limite della fantascienza per raggiungere il 50% dei consensi necessario per formare una maggioranza di governo. Ormai, lo sappiamo tutti, l’1% dei voti può cambiare il corso della storia in un paese democratico.
Nonostante questo c’è ancora qualcuno, come Mantellini, che sostiene che quel 20% di popolazione italiana che è legata, in modo più o meno stretto, ad Internet non conti nulla sul piano politico.
In base a cosa? Le ultime elezioni hanno dato la maggioranza a Prodi con circa 24.000 voti di vantaggio. In altri termini, basterebbe che un quarto degli operatori professionali di Internet decidesse di dare la propria fiducia (temporanea) a questo od a quello schieramento per ribaltare il risultato delle elezioni politiche a livello nazionale . Cosa succederebbe se fosse un quarto del Popolo della Rete, nel suo complesso, ad arrabbiarsi con questo o con quell’altro schieramento a causa di qualche legge poco rispettosa dei loro diritti?
Il Popolo della Rete non ha debiti nei confronti della Sinistra (e nemmeno della Destra)
Mantellini si domanda se davvero qualcuno di noi sarebbe disponibile a votare per Storace o per la Lega in cambio di qualche promessa.
Il Popolo della Rete è tradizionalmente molto attivo in politica. Pubblica blog, prende posizioni, si organizza, dà vita a manifestazioni (online ed offline) e crea comunità (come il Partito Pirata). Questa gente non ha debiti con nessuno. La propria parte l’ha sempre fatta, fino in fondo, mettendoci soldi, tempo, sudore e… faccia. Soprattutto, questa gente non deve dimostrare la propria fedeltà a nessuno. Semmai, sono i politici che devono dimostrare la loro fedeltà a questa gente. Sono i politici che hanno dei debiti nei nostri confronti.
Se un partito politico ritiene che il Popolo della Rete debba riconoscersi nelle sue posizioni, esca allo scoperto ed agisca in modo coerente con le proprie parole. Nessuno di noi avrà problemi a riconoscere la sua “affinità politica”. Se questo partito non è in grado di agire in modo coerente con le proprie affermazioni, non venga a dare lezioni. Non è quello il pulpito da cui si possa parlare.
La “gente” vota soprattutto in base ai suoi interessi personali
Circa 100.000 operatori professionali, seguiti da circa 3 milioni di “utilizzatori professionali” e da circa altri 3 milioni di “utenti attivi” di Internet condividono un interesse immediato, personale e spesso economico per Internet. Su quali basi decideranno per chi votare?
Voteranno per questo o per quello schieramento sulla base delle loro posizioni sull’aborto (riguardo al quale esiste una legge del 1977 che nessun governo, di destra e di sinistra è mai riuscito a toccare)? Voteranno su queste basi anche se non hanno la fidanzata incinta? O voteranno in base alle posizioni che questi politici esprimeranno riguardo a problemi che sono per loro immediati e concreti ? Il Popolo di Internet voterà per chi ha dato il WiMax ai soliti noti o per chi cerca di farne uno strumento di democrazia digitale e di rinnovamento del mercato? Che cosa faranno i circa 3 milioni di persone che NON hanno ancora un accesso ADSL ad Internet proprio a causa della tardiva diffusione di queste tecnologie wireless nel nostro paese? Questa gente voterà per chi vuole i DRM o per chi cerca di adeguare il concetto di copyright alla realtà storica che stiamo vivendo? Cosa farà questa gente dopo aver visto il prezzo di copertina dell’ultimo disco del proprio cantante preferito (protetto da DRM) ed aver scoperto che meno del 5% di quella cifra finisce nelle mani del suo beniamino?
Internet, per molte persone, è un problema di portafoglio e di libertà molto serio e può guidare le scelte politiche in modo molto marcato.
Eccesso di Realismo
Mantellini, con la sua analisi, mostra di essere una persona equilibrata e realista. Tuttavia, dimentica qualcosa che i nostri amici americani non smettono di ripetere: per ottenere dei risultati, bisogna crederci . In moltissime situazioni, nella vita personale, sociale e politica, non “vince” chi ha le carte migliori: vince chi accetta la sfida, entra nell’arena e cerca attivamente di cambiare a proprio favore il corso degli eventi.
Sono gli specialisti di management delle aziende americane ad insegnare questo semplice concetto. Non siamo noi, poveri esagitati idealisti della “sinistra radicale”, a sostenerlo. Sono proprio “loro”, i potenti manager americani, tradizionalmente realisti, pragmatici, conservatori e asserviti al denaro, a professare la loro fede nella speranza e nell’ottimismo (il famoso “think pink” delle magliette anni ’80). Sono persone come Steve Jobs di Apple a ragionare in questo modo. Questi manager credono nella speranza e nell’ottimismo perché sanno che il realismo ed il pragmatismo possono (forse) salvare una persona dalle delusioni ma non possono fargli fondare una azienda, non possono aiutarla a fare carriera e non possono spingerla a raggiungere dei risultati importanti nella ricerca scientifica. In generale, realismo e pragmatismo non possono spingere una persona a conquistare una vita migliore. Per avere una vita migliore, sia a livello personale che politico, bisogna prima di tutto credere che sia possibile ottenerla. Prima si investe emotivamente in un progetto e poi si ha il diritto di aspettarsi un risultato. Steve Jobs docet.
Alessandro Bottoni
Vice-Presidente Partito Pirata
Una postilla, di Massimo Mantellini
Ringrazio Alessandro Bottoni del Partito Pirata per la lunga e gentile replica al mio Contrappunti di ieri. Aggiungo solo che se un po’ mi spiacerebbe se, come scrive Bottoni, “la gente votasse soprattutto in base ai propri interessi personali”. Per il resto non posso non condividere la sua larvata critica sul mio non essere Steve Jobs. Ne avevo il sospetto del resto, anche se continuo a credere che forse anche Steve Jobs di fronte allo scenario politico e tecnologico italiano si appassionerebbe alla coltivazione dei tulipani lasciando perdere i sogni di gloria e l’ottimismo adolescenziale del suo famoso Stay hungry, stay foolish .