La parola che più è stata pronunciata nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo Comitato contro la pirateria digitale e multimediale è stata “trasparenza”. Sia il ministro dei Beni e delle Attività culturali Sandro Bondi che il prof. Mauro Masi, ex commissario SIAE, coordinatore della commissione e già esperto in materia in forza all’Unione Europea, che infine il vice coordinatore del comitato Salvatore Nastasi hanno molto rimarcato come la commissione abbia l’intenzione di studiare il problema “diritto d’autore nell’era digitale” a porte aperte. Porte aperte agli operatori del settore , porte aperte agli ISP (forse), porte aperte ai tecnici e porte aperte agli utenti. Una delle novità che sulla carta sembrano più interessanti è infatti quella riguardante la comunicazione delle attività della commissione.
Ufficialmente dunque faranno parte del comitato esponenti dei ministeri dell’Interno, degli Affari esteri, dello Sviluppo economico e della Giustizia, più il presidente della SIAE, Assumma. Inoltre il comitato si dovrà avvalere di rappresentanti del Consiglio dei Ministri e, ovviamente, del ministero dei Beni culturali oltre che di rappresentati di categoria sia per il settore cinematografico che televisivo e musicale. Bisogna infatti ricordare che sebbene la pirateria informatica sia uno dei problemi principali su cui si dichiara di voler lavorare, il comitato si occupa della pirateria in senso lato andando a studiare anche i fenomeni come quello della contraffazione delle merci.
In aggiunta a tutto questo sul sito del Governo sarà aperto un forum dove chiunque potrà dire la propria (previa registrazione) e il calendario degli incontri e degli eventi riguardanti il comitato sarà liberamente consultabile da tutti. Questa è la “trasparenza” di cui si è molto parlato e queste le premesse al lavoro del comitato, il quale si pone l’obiettivo di riuscire a definire e proporre soluzioni legislative e normative al problema in tempi strettissimi.
Ad indicare le linee guida che domineranno il lavoro è il ministro Bondi: “Io credo si debba procedere lungo la direzione della campagna di sensibilizzazione sull’argomento, che può dare frutti importanti come dimostrato da altri paesi, e sulla linea della collaborazione tra tutti i soggetti interessati, che sarà realizzata proprio attraverso l’impegno e il lavoro di questo comitato”.Il Ministro dichiara anche come l’obiettivo finale sia arrivare a norme di carattere legislativo da portare all’esame del Parlamento, questo implica dunque che alla prima fase di studio e proposta ne seguirà una seconda di natura più parlamentare.
A giudicare dalle parole utilizzate, il modello da seguire è quello francese , la cosiddetta Dottrina Sarkozy , ma interrogato a questo proposito Masi prende immediatamente le distanze : “Metteremo tutto in rete, siamo disposti ad ascoltare tutti. Siamo aperti ad approfondire il tema e vedere cosa succede. Davvero siamo aperti a tutto, il risultato non deve essere per forza una proposta di tipo normativo, può essere anche un sistema di autoregolamentazione”.
Qualcosa dunque che potrebbe andare a sovrapporsi o affiancare il decreto Urbani (promosso dallo scorso governo Berlusconi). “Quella legge c’è e fa parte dell’ordinamento anche se non ha ottenuto completamente i risultati che si era proposta”, sottolinea ancora Masi.
Quello che viene da tutti ribadito, cosa che denota come sia una preoccupazione di tutti coloro che ascoltano, è: “Non c’è alcun intento repressivo nei confronti di internet ma la necessità di bilanciare l’interesse del mondo della tutela dei diritti e a tutela della privacy e delle libertà su internet”.
Gabriele Niola