Roma – Premetto che il titolo di questa lettera è solo una scusa per riallacciarsi in maniera forte alle cose esposte in una precedente lettera pubblicata su PI.
E per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco, dico subito che Google ha pieno diritto di offrire un servizio come Gmail, che peraltro fornisce informazioni molto più esatte sui trattamenti che subiranno i dati dell’utente di, per esempio, il servizio Passport di Microsoft .
Essere meglio di… pero’ è ben poco in un settore, come quello della profilazione degli utenti in cui il businness è e cerca sempre di restare il più sommerso possibile .
Non è facile fare arguti paragoni per divertire il lettore, su un argomento che mi spaventa, per cui saro’ sintetico e brutale.
Il lavoro che Google, Microsoft e praticamente tutti i grandi provider di connessione fanno, hanno fatto in passato e faranno sempre più in futuro è il data mining e la profilazione degli utenti allo scopo di estrarre (nella migliore delle ipotesi) preziosi dati commerciali. Sono come pusher di una nuova droga che essendo nuova non è illegale, e che crea una totale dipendenza una volta assunta.
A poco vale che sulla confezione ci sia scritto “Quando avrete preso le nostre pasticche vi piaceranno tanto che non smetterete più” . La sostanza non cambia.
Una informativa del genere, come altre è perfettamente legale nella forma quanto profondamente disonesta nella sostanza, esattamente come la maggior parte delle pubblicità che parlano solo dei pregi e nascondono i difetti.
Il problema fondamentale è che questi signori stanno comprando a prezzi stracciati la privacy ed i dati personali di coloro che diventeranno “soddisfatti” utenti di Gmail .
Fanno questo dicendo cosa non faranno dei dati degli utenti, senza dire che cosa esattamente ne faranno, per quanto tempo ed in che forma li memorizzeranno, a chi ed in che forma li cederanno.
Insisto, non sono peggiori, anzi sono migliori, di molti altri.
Questo non toglie che li ritenga un nemico da combattere in ogni modo.
D’altra parte la soluzione non è accanirsi contro chi coglie legittime opportunità commerciali, ma promuovere una cultura della privacy in Italia.
La mia umilissima opinione è che in prima linea ci dovrebbero essere il Ministero della Pubblica Istruzione e l’ Ufficio del Garante della Privacy .
Ma si sa, il primo è occupato a togliere la teoria dell’evoluzione Darwiniana dai programmi scolastici, ed il secondo (per cui ho una profonda stima) è oberato dal lavoro e sottodimensionato, tant’è che è costretto a delegare le operazioni di controllo che gli spettano per legge.
Non resta che lasciare spazio a piccole iniziative, sperando che contribuiscano a far nascere questa cultura della privacy che invidio tanto al mondo anglosassone.
E quindi, visto che capita a fagiolo:
Firenze, 14 e 15 Maggio, E-privacy 2004
Informazioni su http://e-privacy.firenze.linux.it
Un saluto a tutti,
Marco Calamari
Progetto Winston Smith