È passata circa una settimana da quando Apple ha presentato al mondo i nuovi Apple Watch Series 4, portando di fatto il concetto di wearable su un nuovo livello, quantomeno dal punto di vista della salute. A bordo dello smartwatch c’è infatti un nuovo cardiofrequenzimetro, nonché un sensore che consente di realizzare un elettrocardiogramma in 30 secondi sfruttando il contatto con un dito. Non è magia: è quello che ha promesso Apple mentre annunciava i nuovi Watch.
Subito dopo l’ufficialità, il parere di esperti, appassionati di tecnologia e semplici curiosi si è diviso. Giudizi discordanti fra chi considera queste feature come l’apertura di una strada verso il futuro dell’autodiagnosi e chi invece le classifica come mere operazioni di marketing. Mai come in questo caso, potremmo affermare che la verità sta nel mezzo ed è cosa buona dotarsi di sana consapevolezza per sfruttare al meglio le opportunità che tali innovazioni abilitano.
Per fugare ogni dubbio abbiamo deciso di avvalerci del parere di un esperto: un medico cardiologo. Ai dottori Simone Ventra e Salvatore Fonti, rispettivamente responsabile del reparto di cardiologia della Clinica D’amore di Taranto e responsabile di cardiologia clinica presso l’Ospedale di Bra, abbiamo chiesto un parere tecnico-scientifico sul funzionamento di questi dispositivi e sulla loro eventuale utilità effettiva nel quotidiano.
Le nuove feature dedicate alla salute
Prima di fare chiarezza su una questione che si é rivelata più intricata delle previsto, è bene fare il punto su quali siano le funzionalità di Apple Watch Series 4 delle quali si discute tanto e come funzionano.
Il cardiofrequenzimetro con monitoraggio h24
La prima feature riguarda il nuovo cardiofrequenzimetro, posizionato a contatto con il polso. Tendenzialmente, questo genere di strumento è utilizzato per misurare il battito cardiaco quando richiesto oppure durante una sessione di attività fisica. Il software all’interno del nuovo Apple Watch Series 4 consente non solo di monitorare la frequenza cardiaca H24, ma anche di essere essere allertati in tempo reale della presenza di eventuali aritmie. Una feature dal potenziale salvavita, almeno sulla carta.
Bastano 30 secondi e un dito per un ECG completo
La seconda novità offre invece la possibilità di realizzare un vero e proprio elettrocardiogramma semplicemente posizionando un dito sulla Digital Crown dell’orologio smart. Il contatto sarebbe simile a quello che avviene quando si posizionano i dodici elettrodi sul corpo, al momento di realizzare un ECG con apparecchi professionali tradizionali.
Va da sé che – nel caso di Apple Watch – il canale di scambio di segnale é soltanto uno e non dodici. Ad ogni modo, bastano 30 secondi ed il software di Apple Watch restituirà un ECG con il tipico grafico che siamo abituati a vedere in questi casi. Non solo, il software è grado di creare un documento PDF da poter inoltrare al proprio medico di fiducia per ottenere una lettura professionale dei risultati.
La benedizione di FDA
Negli Stati Uniti, entrambe le applicazioni delle nuove funzionalità hanno ricevuto il via libera da FDA (Food and Drug Administration), condizione essenziale affinché questo genere di dispositivi possa essere commercializzato.
Chi volesse può approfondire con questo report come funziona in dettaglio il meccanismo di approvazione di FDA e quale tipo di via libera hanno ricevuto i nuovi Apple Watch Series 4. Rimarrete stupiti nello scoprire quanto poco tempo sia servito affinché l’organismo riconoscesse la validità di questi strumenti, ma per tutto sembra esserci un perché.
È ancora presto per l’Italia
Come anticipato da Apple in conferenza, le due nuove funzionalità di Apple Watch Series 4 saranno disponibili poche settimane dopo la commercializzazione prevista per il 21 settembre, ma – per il momento – solo negli Stati Uniti.
Nel resto del mondo, inclusa ovviamente l’Italia, ci sarà ancora da attendere prima di poter eseguire un ECG con lo smartwatch: il motivo è da ricercarsi probabilmente nella mancanza di autorizzazioni equivalenti a quelle rilasciate da FDA per gli Stati Uniti. Dunque, per il momento potremo godere di tutte le interessanti feature del device tranne le due che in questi primi giorni sotto i riflettori hanno raccolto le maggiori curiosità.
Il parere dell’esperto
Decretare una sentenza assoluta su un dispositivo che al momento non è possibile toccare con mano, e tanto meno testare, è difficile e soprattutto scorretto. Tuttavia, è possibile esprimere un giudizio sulla base dei dati finora resi disponibili sul Web.
Il parere del dottor Ventra non si limita a chiarire il suo punto di vista sull’utilità – rapportata alla salute – dei nuovi Apple Watch Series 4. Offre anche un interessante spunto di riflessione su quale sia il coretto approccio da adottare verso la totalità dei dispositivi che offrono funzioni di controllo dei parametri vitali.
Uno smartwatch può effettuare un ECG professionale?
A domanda secca, risposta secca: “No, probabilmente l’unico elettrodo utilizzato dal nuovo Watch può fornire la ritmicità dell’impulso elettrico del cuore e dunque riuscire ad evidenziare eventuali aritmie cardiache. Non può fornire una diagnosi elettrocardiografica completa. Per poterla ottenere è necessario avere a disposizione dodici canali, quindi dodici elettrodi”. Lo strumento monocanale già esisteva, come spiega il dott. Fonti: “persino noi cardiologi volendo potremmo usare stetoscopi elettronici che oltre ad amplificare il suono prodotto dal battito cardiaco mostrano una traccia di ECG. Purtroppo decidere solo su questi parametri è troppo riduttivo e uno strumento simile potrebbe dunque creare fraintendimenti su ciò che viene rilevato”.
Secondo il dottor Ventra non si può pertanto parlare di vero e proprio elettrocardiografo riferendosi ad Apple Watch Series 4. Tuttavia, le informazioni raccolte dal dispositivo possono essere utili ad una pre-diagnosi. In altre parole, possono essere un alert in caso di rilevamento di aritmia. Lo step successivo è chiaramente quello di chiedere l’intervento di un medico professionista (così come effettivamente consigliato da Cupertino).
Tirando le somme, le funzioni del cardiofrequenzimetro e del sensore per l’ECG del wearable del gigante di Cupertino possono – almeno attualmente – fornire la stessa tipologia di informazione: comprendere se il ritmo cardiaco é sinusale oppure se ci sono delle aritmie – di qualsiasi genere – in corso.
Il margine d’errore è ampio
L’utilizzo di qualsivoglia dispositivo per il controllo dei parametri vitali, dal nuovo Apple Watch allo sfigmomanometro digitale, permette di verificare in tempo reale il nostro stato di salute, rilevando la presenza di eventuali problemi.
Più che come autodiagnosi, perché effettivamente spesso non siamo in grado di capire cosa abbia generato la nostra aritmia o il calo di pressione, sarebbe più corretto descrivere questa pratica come il rilevamento autonomo dei sintomi. Il paziente riesce a riconoscere in autonomia quando uno, o più, dei propri parametri vitali evidenzia anomalie. Ogni passo ulteriore sconfinerebbe nel pericoloso ambito dell’autodiagnosi, terreno minato sul quale occorre muoversi soltanto con estrema perizia e non con motori di ricerca e social network.
In teoria si tratta di strumenti in generale parecchio utili. Un aiuto in più che – in alcuni casi – potrebbe salvare la vita di un paziente permettendo di intervenire tempestivamente e risolvere problemi di salute potenzialmente molto pericolosi.
In effetti potrebbe essere così, ma c’è un importante risvolto della medaglia da considerare: l’ampio margine di errore di questi dispositivi. Gli apparecchi destinati ad essere utilizzati direttamente dall’utente possono cadere facilmente in falsi positivi o non essere in grado – in determinate condizioni – di rilevare i dati richiesti. Il dottor Ventra ha sottolineato come in questi casi sia possibile che soggetti ansiosi entrino nel panico proprio a causa dei risultati letti sul proprio dispositivo.
Inoltre, il cardiologo ha evidenziato l’importanza di saper utilizzare anche gli strumenti professionali. Lo stesso elettrocardiografo può raccogliere dati sbagliati se utilizzato in maniera errata. Basta invertire una coppia di elettrodi dedicati al rilevamento dell’attività elettrica del cuore per rischiare di sfalsare i dati. Si tratta di operazioni che richiedono l’intervento di un professionista qualificato per offrire risultati utili ai fini di una vera e propria diagnosi.
Diagnosi: in medicina, giudizio clinico che consiste nel riconoscere una condizione morbosa in base all’esame clinico del malato, e alle ricerche di laboratorio e strumentali
La corretta interpretazione dei risultati è fondamentale
Perché questi dispositivi siano realmente utili è fondamentale l’educazione del paziente al suo utilizzo. Questo non significa imparare ad impostarlo in modo da ottenere i dati dei quali necessitiamo: si tratta di molto più di questo.
Chi si avvale di un pulsossimetro, un cardiofrequenzimetro o un qualsiasi altro strumento per controllare i propri parametri vitali, dev’essere a conoscenza dei limiti di questi strumenti e dei software utilizzati per interpretare i dati raccolti.
L’aneddoto che fa riflettere
A tal proposito, il dottor Ventra ha raccontato un aneddoto che dovrebbe aiutare a riflettere sull’importanza della corretta interpretazione dei dati. Un suo paziente, dotato di pulsossimetro ed affetto da extrasistole, è letteralmente entrato in panico a causa dei risultati letti sul suo dispositivo. Un totale di 30 battiti al minuto, che hanno spaventato il paziente al punto di spingerlo ad interrompere – decidendo di propria iniziativa – la terapia per tenere sotto controllo le extrasistoli.
Si tratta del tipico esempio che coniuga l’errata raccolta e rielaborazione dati da parte del software dello strumento all’errata interpretazione del risultato da parte del paziente, evidentemente spaventato. Infatti, sarebbe bastato misurare i battiti cardiaci premendo con le dita sul polso, per rendersi immediatamente conto che il dispositivo aveva restituito un falso positivo.
Questo tipo di malfunzionamento è dovuto all’algoritmo presente in molti firmware di pulsossimetri e cardiofrqeuenzimetri, che non sono in grado di rilevare l’extrasistole, contando meno battiti cardiaci di quelli effettivi.
L’unica cosa che il paziente avrebbe dovuto fare in quel caso era contattare il proprio medico di fiducia e sottoporsi ad un controllo professionale dei propri parametri vitali. In questo modo, il falso positivo sarebbe stato svelato con estrema facilità, senza ansie e soprattutto senza autodiagnosi con tanto di interruzione di una terapia rivelatasi corretta.
Educare il paziente per evitare comportamenti lesivi
Educazione all’utilizzo degli strumenti di rilevamento autonomo dei parametri di vitali significa evitare la spiacevole situazione appena descritta. É fondamentale essere consapevoli della natura e dei limiti di questi dispositivi ed utilizzarli a proprio vantaggio. Il paziente, insomma, deve essere in grado di prendere le distanze dai risultati ottenuti, consultando sempre un medico prima di trarre conclusioni o – peggio – intraprendere autonomamente azioni potenzialmente lesive della propria salute.
In definitiva, “nulla può sostituire il lavoro svolto da un medico“, (con il supporto di attrezzature professionali, ndr) “il cui scopo di vita è essenzialmente quello di studiare per poter curare la gente“, ammonisce il dottore Ventra.